Sarà Pechino ad avere un ruolo chiave per un cessate il fuoco in Ucraina? Il governo cinese in occasione del primo anniversario della guerra scatenata il 24 febbraio del 2022 dall’esercito russo contro Kiev ha diffuso il documento in 12 punti con il quale chiede la ripresa di trattative di pace tra Russia e Ucraina.

Documento che l’incaricata d’affari dell’ambasciata Ucraina nella capitale cinese, Leshchynska Zhanna, ha commentato definendo “un segnale e un segno che la Cina vuole essere coinvolta negli sforzi globali per mettere fine al conflitto ucraino”, pur sottolineando che “al momento” il regime di Xi Jinping “non sta appoggiando gli sforzi ucraini”.

In effetti vaste aperture sono arrivate nei confronti di Pechino dall’Ucraina. Soltanto ieri il presidente Volodymyr Zelensky, in conferenza stampa col premier spagnolo Pedro Sanchez, aveva fatto sapere che “ci piacerebbe riunirci con la Cina, è negli interessi dell’Ucraina” dopo la missione del capo della diplomazia cinese Wang Yi a Mosca.

Il piano in 12 punti

Il dossier di Pechino si chiama “Posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi ucraina” e sembra profilarsi più come un modo per ottenere una de-escalation del conflitto che un vero piano di pace tra le parti, anche per rivendicare una posizione di neutralità.

Non a caso il documento non contiene nei fatti grosse novità rispetto alla posizione mantenuta in questi 365 giorni da Pechino, compreso l’approccio critico nei confronti dell’Occidente e la mancanza di rimostranze nei confronti della Russia per avere invaso l’Ucraina e averle sottratto illegalmente parte del territorio, dalla Crimea nel 2014 alle regioni annesse lo scorso anno con referendum farsa.

Un colpo al cerchio e una alla botte, pare questa la posizione di Pechino. Così nel documento da una parte si punta il dito contro la Nato e l’Occidente, invitandoli a non espandere le collaborazioni militari e a non alimentare le tensioni, ovvero la questione dell’allargamento nell’Europa dell’Est. Dall’altra, riferendosi implicitamente ai bombardamenti russi contro i civili, si chiedere di “aderire fermamente alle leggi umanitarie internazionali, evitando attacchi su civili o edifici civili”.

Nel documento cinese si chiede quindi alla comunità internazionale di “creare le condizioni” per far ripartire i negoziati di pace, segnalando la disponibilità della Cina a collaborare. Altro punto chiave è quello di evitare una “crisi nucleare”, così come quello di impedire l’uso di armi chimiche nel conflitto.

Nel piano redatto dal governo di Pechino c’è spazio anche per le sanzioni internazionali, che secondo il regime “non possono risolvere la questione” e “creano solo nuovi problemi“, con la ferma opposizione cinese a “sanzioni unilaterali non autorizzate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite“, oltre alla questione della crisi umanitaria generata dal conflitto. “La sicurezza dei civili deve essere efficacemente tutelata e devono essere istituiti corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili dalle zone di conflitto“, chiede infatti il documento cinese.

Le reazioni e la questione droni

Un piano accolto con freddezza dagli Stati Uniti. Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, ha spiegato che il documento “si sarebbe potuto fermare al punto uno, che indica la necessità di rispettare la sovranità nazionale. L’Ucraina non stava attaccando la Russia. La Nato non stava attaccando la Russia. Gli Stati Uniti non stavano attaccando la Russia”.

Parole simible arrivano dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che sottolinea in particolare la mancanza di “credibilità” di Pechino “perché non ha mai condannato l’invasione della Russia e ha firmato qualche tempo prima dell’invasione russa un accordo per una partnership senza limiti con Mosca“.

La Cina resta dopo un anno in una posizione di ambiguità, come dimostra l’astensione, la quarta, nella votazione all’Assemblea generale delle Nazioni Unite della risoluzione per chiedere alla Russia di ritirarsi dall’Ucraina

Inoltre la diffusione del “piano di pace” cinese arriva mentre lo stesso governo di Pechino viene sostanzialmente accusato di essere pronto a fornire armi alla Russia, in particolare un centinaio di droni-kamikaze attraverso l’azienda Xian Bingo Intelligent Aviation Technology, che starebbe anche valutando la possibilità di aprire un impianto di produzione in Russia.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.