Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha dato inizio al colloquio con il diplomatico più alto in grado di Pechino, Wang Yi. Un incontro iniziato il giorno dopo i discorsi ‘incrociati’ di Biden a Varsavia e di Putin all’assemblea federale in cui il capo del Cremlino ha dato ufficialità alla sospensione di Start, il trattato con gli Stati Uniti per il disarmo nucleare, che nella pratica era sostanzialmente già avvenuta quando era stato minacciato l’uso delle atomiche.

Il viaggio dell’emissario del presidente Xi Jinping ha sia l’obiettivo di rafforzare le relazioni bilaterali tra Cina e Russia, mai messi in crisi dalla guerra in Ucraina, sia quello di gettare le basi per costruire la pace tra Mosca e Kiev a un anno esatto dall’inizio del conflitto. Il primo alto funzionario russo incontrato da Wang Yi è stato Nikolai Patruschev, segretario del Consiglio di sicurezza del Cremlino: “Voglio confermare al compagno Wang il nostro sostegno sulle questioni di Taiwan, Xinjiang, Tibet e Hong Kong”, ha detto Patrushev alla televisione di stato.

Poi è stata la volta dell’incontro bilaterale con il ministro degli Esteri Sergej Lavrov: “Le nostre relazioni si stanno sviluppando in modo costante e dinamico e, nonostante l’elevata turbolenza sulla scena mondiale, dimostriamo solidarietà e disponibilità a difendere gli interessi reciproci sulla base del rispetto del diritto internazionale e del ruolo centrale delle Nazioni Unite”, ha detto Lavrov riportato dall’agenzia Ria Novosti. Dichiarazione a cui Wang ha risposto: “Nonostante la volatilità della situazione internazionale, Cina e Russia mantengono sempre la determinazione strategica, si muovono con fermezza e fiducia in linea con la formazione di un mondo multipolare e rimangono impegnate nel multipolarismo”.

Il piano di pace non ha ancora nulla di ufficiale ma la stampa internazionale ha già dato alcune anticipazioni. Si tratta di un documento diviso in circa 12 punti, il primo prevede il rispetto dei princìpi dell’integrità territoriale e della sovranità, seguito dalla richiesta di garanzie di sicurezza per entrambe le parti. La Cina chiede anche il cessate il fuoco e lo stop alle forniture di armi che l’occidente garantisce a Kiev per la difesa del suo territorio. Il piano prevede garanzie che non ci siano attacchi nucleari e quindi la messa in sicurezza delle centrali ucraine per evitare un’escalation nel conflitto. L’emissario di Xi Jinping chiederà anche che non vengano usate armi biochimiche.

La Nato non è convita da questo piano soprattutto per l’omissione della condanna esplicita all’invasione russa. I paesi occidentali sostengono infatti un altro documento, quello composto di dieci punti presentato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky al G20 di Bali, considerato – ça va sans dire – irricevibile da parte di Mosca.

Nel piano di pace rimane oscuro anche come i cinesi vogliano risolvere il punto più delicato della trattativa, ovvero lo status dei territori di Crimea e Donbass, vale a dire le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha detto che vuole vedere il testo formale e completo prima di dare un parere e, secondo il Wall Street Journal, è in programma una visita a Mosca nei prossimi mesi anche del presidente Xi Jinping.

Riccardo Annibali

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