Durante il lockdown ha violentato una giovane disabile, incapace di rispondere ai bisogni primari. L’episodio è avvenuto in un centro di recupero di Enna, in Sicilia, con la ragazza che è successivamente rimasta poi incinta. I primi accertamenti sul Dna hanno confermato al 99.9% la paternità dell’assistente sociosanitario di 39 anni che lavora nel centro (“Oasi Maria santissima”) dove la donna è ospite.

Il 39enne aveva aveva confessato di avere avuto un rapporto sessuale con la giovane tra la fine di marzo ed i primi di aprile scorsi, mentre la struttura era in lockdown per un grosso focolaio di Covid 19. La vicenda è venuta alla luce lo scorso settembre quando gli operatori dell’Oasi hanno scoperto la gravidanza della giovane e informato i familiari che hanno immediatamente presentato una denuncia alla Squadra Mobile di Enna.

Gli accertamenti disposti dalla Procura ed eseguito nei laboratori della Polizia scientifica e dal “Eurofins genoma group srl”, con la tecnica dell’estrapolazione del Dna del nascituro dal sangue della mamma, hanno permesso di stabilire una compatibilità pari al 99.9%, con il Dna dell’operatore.

La nascita del bambino è prevista a dicembre quando ci saranno ulteriori accertamenti. Dalle indagini è poi emerso che le violenze sessuali sulla giovane disabile, incapace di avere coscienza della stessa gravidanza, sarebbero avvenute più volte.

Le relazioni della neuropsichiatra e della psicologa, incaricate dalla procura, hanno evidenziato che la vittima è totalmente incapace di esprimere qualunque consenso, dal momento che ha gravi difficolta’ anche a rispondere ai bisogni primari.

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