La replica dell'Asl: "Azione ingiustificabile"
Raid in ospedale dopo morte del nonno, il 22enne neomelodico: “Ho sbagliato ma non ho picchiato nessuno”
“Non ho picchiato nessuno, basta vedere la diretta o le immagini delle telecamere dell’ospedale”. Si difende così Giuseppe Cretella, in arte Giuseppe Mauro (fa il neomelodico), il ragazzo di 22 anni resosi protagonista del raid in diretta Facebook all’Ospedale del Mare di Napoli il 19 marzo scorso dopo aver appreso della morte del nonno, Luigi Esposito, 67 anni, ricoverato da metà febbraio.
Nello studio del suo legale, il penalista Gennaro Demetrio Papais, Mauro chiede “scusa per le offese rivolte al personale medico e paramedico. Ero sconvolto dalla morte di mio nonno e non ho capito più nulla. Mi dispiace aver aggredito verbalmente le persone presenti ma davvero non ho alzato un dito”. Nella diretta di 25 minuti pubblicata sui social, si vede Mauro entrare nell’ospedale in compagnia del fratello più piccolo (poi immortalato mentre prende a calci una porta), ed altri parenti. “Mia mamma già era lì da qualche ora. Purtroppo eravamo tutti turbati perché prima ci hanno detto che mio nonno stava guarendo, poi che ha avuto complicazioni. Infine pochi giorni prima della sua morte ci avevano detto che lo avrebbero dimesso”.
Giuseppe ha un precedente per truffa estinto a 18 anni con la messa alla prova. Insieme alla sua famiglia ha denunciato alla polizia con la procura di Napoli che ha aperto un fascicolo e nei prossimi giorni verrà effettuata l’autopsia sul corpo del 67enne deceduto per arresto cardiaco. “Mio nonno era ricoverato da metà febbraio per la pressione alta e per una infezione alla prostata” spiega Mauro che dice di aver fatto la diretta “per denunciare il caso di malasanità”. Accuse rispedite al mittente dall’Asl Napoli 1 Centro che in una nota annuncia che “sarà irremovibile nel denunciare e perseguire in ogni sede opportuna gli autori di questo, e di ogni altro gesto, che possa mettere a repentaglio la salute e la sicurezza del personale e dei pazienti, così come l’immagine dell’Azienda”.
L’azienda sanitaria diretta dal manager Ciro Verdoliva attacca: “Quanto è accaduto è di una gravità inaudita. Un comportamento che avrebbe potuto portare a conseguenze drammatiche per altri pazienti ricoverati in quel momento. Un’altra aggressione fisica e morale che ha messo ulteriormente sotto pressione il personale già in grande difficoltà dopo un anno e più di lotta alla pandemia. Azioni simili, oltre al danno di immagine cagionato all’Azienda, possono produrre un effetto di emulazione portando ad altre brutali aggressioni”.
Il penalista Papais, che per ora segue la famiglia solo per la “parte medica”, ribadisce le scuse di Giuseppe “al personale medico e paramedico e dai consiglieri coinvolti in questa vicenda. Non voleva minacciare nessuno, è stato uno sfogo derivante da una escandescenza per la morte del nonno”. Sulla presunta aggressione fisica al personale sanitario (al momento non vi è alcuna denuncia in merito), l’avvocato aggiunge: “Dalle immagini video non risulterebbe nulla in questo senso”.
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