Che i cittadini italiani siano per niente e quasi mai soddisfatti dai servizi offerti dalla Pubblica Amministrazione non è proprio un mistero, ecco. Ma la ministra Fabiana Dadone vuole esserne proprio sicura sicura. E quindi ha chiesto un sondaggio da 500 milioni di euro per investigare sulla “reputation”, il “sentiment”, il “feedback” della PA presso il popolo. E da dove verrebbe fuori questo mezzo miliardo? Dal Recovery Fund, e da dove sennò.

Era il tesoretto che in molti aspettavano, insomma, questo fondo europeo. Da quando il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel negoziato a Bruxelles, ha strappato 209 miliardi di euro vendendoli come un successo politico, strategico e quasi antropologico sui Paesi frugali (per non dire tirchi) del Nord, pretese e richieste si sono moltiplicate. Ogni ministero, insomma, ha fatto la sua lista della spesa. E tra questi, anche il ministero della Pubblica Amministrazione.

Il dicastero di Dadone – parlamentare dal 2013, già referente della piattaforma Rousseau, ministra da più o meno un anno, che preferisce la musica metal al Festival di Sanremo, accusata da Gianluigi Paragone di non aver restituito molti stipendi come da protocollo a 5 Stelle – ha avanzato richieste per 16 miliardi e 80 milioni. E chiede soldi anche per tutta una serie di investimenti utili o condivisibili. Per esempio: per la trasformazione dei luoghi lavoro e la promozione del lavoro flessibile; per lo sviluppo di Poli Tecnologici Avanzati e lo sfruttamento di immobili, anche confiscati, per ripopolare le aree interne; per la valorizzazione dei dati della pubblica amministrazione e per la reigegnerizzazione e automazione dei processi a supporto della semplificazione.

Il mezzo miliardo per questo sondaggione sarebbe invece finalizzato all’“analisi e mappatura dell’attuale grado di soddisfazione del cittadino nei confronti dei servizi della Pubblica Amministrazione. Dalla reputation al sentiment, all’individuazione dei diversi gradienti di criticità con la creazione di un sistema strutturato di raccolta e analisi dei feedback, il coinvolgimento di figure come i data analyst”. Un investimento in comode rate per cinque anni, si legge nella bozza degli investimenti richiesti, al punto 596.

E menomale che il piano di investimenti mette in fila 557 progetti per 677 miliardi, mentre il Fund europeo non supera i 209 miliardi. Parecchie proposte andranno tagliate, sforbiciate, cestinate. E magari pure il sondaggio, che dimostra qualcosa di scoraggiante: che tutti quei soldi verrebbero spesi innanzitutto per porre domande e quesiti su un carrozzone notoriamente anchilosato invece che su proposte di sviluppo vero e proprio. Altro che ripresa. Tanto poi sa di chi saranno le responsabilità, qualora la PA non dovesse funzionare come si deve. Colpa delle burocrazia, si sa.

Antonio Lamorte

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