Alla luce dei 14 milioni di votanti della tornata referendaria, stavamo pensando di commentare scherzosamente l’affermazione del capogruppo al Senato del Pd delle settimane passate (“La premier Meloni ha preso alle elezioni 12 milioni e 300 mila voti. Se al referendum andassero a votare 12 milioni e 400 mila persone, sarebbe un avviso di sfratto alla presidente del Consiglio”), immaginando, a questo punto, le armate del centrosinistra pronte a passare alla convalida, alla notifica, all’esecuzione forzata dello sfratto. Speravamo – ingenui – di poter ironizzare sul tema. Poi abbiamo letto che Conte e Bonelli, ieri pomeriggio, hanno ribadito lo stralunato concetto made in Boccia. Mentre la Schlein ha testualmente ammonito la Meloni: “Quando più gente di quella che ti ha votato ti chiede di cambiare una legge, dovresti riflettere invece di deriderla”. E abbiamo concluso che la faccenda è seria, maledettamente seria.

Le fesserie del campo largo

A prima vista, verrebbe da fare appello al famoso “delle due l’una”: o questi signori del centrosinistra sono totalmente fuori di testa, visto che hanno smarrito il più elementare rapporto con la realtà, oppure credono di poter prendere impunemente per il culo gli italiani. Ma, pensandoci, le due cose stanno insieme. Perché i capi del campo largo sanno che non pagheranno dazio per le loro fesserie, per questo le ripetono senza vergogna. Di certo non sono preoccupati dal flatus vocis dei cosiddetti riformisti. E sanno che anche i militanti accorsi in piazza sabato scorso non hanno nessuna voglia di fare funzionare il cervello, preferiscono per l’ennesima volta correre dietro l’ottuso mantra (“Uniti per vincere”) che scatta quando al governo ci sono gli altri (“questa destra”, come amano dire). Come se bastasse vincere – posto che ci riescano – per tenere insieme “questa sinistra”, che ieri l’altro assemblava Bertinotti e Prodi, ieri Mastella e Turigliatto, domani dovrà fare i conti con Renzi e Conte.

Festeggia il governo

Chi oggi festeggia davvero è comunque il governo, che fa poco per guadagnarsi l’apprezzamento di chi sta fuori dei recinti delle appartenenze, ma gode della rendita di posizione che gli regala questa armata Brancaleone. Mentre – sia detto en passant – i 90 milioni di euro buttati nel referendum avremmo potuto impegnarli (prendo esempi con analoghi impieghi di spesa, spesso sollevati dall’ineffabile opposizione in Parlamento) per evitare il taglio degli organici nelle scuole, le riduzioni su diagnostica e screening o su campagne e monitoraggi nella sanità. Ma la sinistra, invece di pensare davvero ai deboli, ha preferito fare un sondaggione su sé stessa. L’ha perso, e ora ci racconta di averlo vinto.