Regno Unito
Regno Unito, Kemi Badenoch già al tramonto: “peggio di Giuda all’Ultima Cena”. I nemici che escono allo scoperto

Il ciclone Farage, che si è abbattuto sulla politica inglese alle ultime elezioni amministrative, ha messo forse per sempre fine al bipolarismo perfetto. Quello che ha retto le sorti dei due grandi partiti alternatisi alla guida del Paese negli ultimi decenni. Ma soprattutto sembra aver reso incandescente lo scranno su cui siede la leader dei Tories, Kemi Badenoch. Tanto che più di un commentatore ha iniziato a chiedersi se sia giunta la fine della sua carriera, o se non sia addirittura il canto del cigno per lo stesso partito conservatore. Il terremoto di Reform UK è stato certamente devastante e ora si è aperta la caccia al colpevole. A mettere Badenoch sul banco degli imputati ci ha pensato non solo la vecchia guardia, da sempre perplessa sulla sua nomina, ma anche i brexiter più convinti.
Non è più la soluzione, ma un problema
Negli ultimi giorni si sono intensificati gli attacchi a mezzo stampa. Sulle pagine della “corazzata” The Times o da quelle dell’ultraconservatore The Spectator, sono partite le stilettate delle “penne” più caustiche, come quella di William Atkinson, il più deciso e feroce nel chiedere le dimissioni della leader. A cui si addossa strumentalmente tutta la colpa per la débâcle amministrativa che ha mandato, forse troppo rapidamente, nel dimenticatoio gli ultimi anni di insuccessi con Boris Johnson e Rishi Sunak alla guida. Badenoch per i suoi oppositori è peggio di Giuda all’Ultima Cena. Le si imputa il linguaggio troppo rude, il decisionismo spiccio, l’inconcludenza delle azioni, l’irruenza della postura parlamentare con cui ha definito, di recente, il Primo Ministro un “senza palle”. Per gli oppositori interni, dunque, la segretaria rappresenta un ostacolo attivo alla sopravvivenza del partito. “Non è la soluzione ai problemi. È il problema”, ha sentenziato Atkinson, affondando il dito nella ferita. Badenoch, dal canto suo, si difende con il consueto piglio che i laburisti sperimentano a ogni seduta del Parlamento e va all’attacco, assicurando che le dimissioni non rientrano affatto nei suoi piani e che non sarebbero la soluzione per resuscitare un partito in chiaro stato confusionale. Sarebbe la resa definitiva e la consegna delle chiavi a quel Nigel Farage che altro non aspetta.
Il successore
E intanto si fanno i primi nomi dei “papabili” pronti a succederle. In pole position c’è Robert Edward Jenrick, politico di lungo corso, nonostante sia di classe 1982, che ricopre la carica di Segretario di Stato ombra per la Giustizia e di Lord Cancelliere ombra dal novembre 2024. A seguire, James Spencer Cleverly, anch’egli parlamentare esperto, di indirizzo più “centrista” e, dunque, possibile candidato unitario. Cleverly è stato già Segretario di Stato per gli affari interni, Segretario di Stato per gli affari esteri, del Commonwealth e dello sviluppo, nonché copresidente del partito conservatore insieme a Ben Elliot dal 2019 al 2020. E questo lo rende una garanzia per gran parte dell’establishment conservatore. A loro si aggiunge Suella Braverman, la donna di ferro che ha ricoperto per due volte la carica di Segretario degli Interni, ben vista da chi vorrebbe un partito spostato ancora più a destra e capace di contrastate Farage sul suo stesso terreno.
Rispunta anche Boris Johnson
Non è forse un caso che, sia Cleverly che Bravemann, per origine, non rappresentino il classico inglese bianco e arrabbiato delle periferie, cui strizza invece l’occhio proprio Reform. Infine, colpo di scena, rispunta anche il nome di Boris Johnson che torna in corsa scrollandosi di dosso la nomea da “impresentabile” che lo aveva detronizzato dalla leadership, dopo gli imbarazzanti “exploit” in epoca covid. Pare dunque che a Badenoch, all’insegna de “il nemico del mio nemico è mio amico”, stia riuscendo il miracolo di mettere d’accordo anche chi, fino a ieri, a fatica si salutava per strada. Di certo di nemici ne ha molti e ora escono allo scoperto. E mentre i laburisti stanno alla finestra in attesa che sul fiume passi il cadavere, il sornione Farage gongola e va a gonfie vele sognando Downing Street.
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