Dopo tre anni di aggressione russa ai suoi confini, messa con le spalle al muro dal disimpegno americano, l’Europa si sveglia. Trova l’unanimità su un piano di riarmo da 800 miliardi e sul conseguente allentamento delle regole di bilancio. Una buona notizia, certo. Ma attenzione ad affogare nella retorica europeista (che sembra, ahimè, l’ispirazione della piazza di Michele Serra). E attenzione a contrapporre al riarmo degli Stati il mito dell’esercito continentale (che sembra l’escamotage di Elly Schlein per compiacere ai Cinque Stelle).

Si è svegliata la troika

In realtà chi si è svegliata, più che l’Unione, è una troika che, anzi, prescinde dai confini dei Ventisette. Sono i francesi, gli inglesi e i tedeschi. I popoli, non solo i leader, non solo Macron, Starmer e Merz. Perché quel che fa la differenza sembra la coesione dei tre Paesi, la presenza di opinioni pubbliche che di fronte a una crisi epocale hanno una voce sola e perciò rafforzano le scelte politiche dei loro governanti. Così come, invece, le divisioni degli italiani indeboliscono fatalmente il tentativo di Giorgia Meloni di giocare le carte del nostro Paese.

L’iniziativa francese

Certo è che sono i francesi ad aver preso l’iniziativa, offrendo all’Unione l’ombrello della propria force de frappe, dicendosi pronti a inviare truppe sul campo, preparandosi a nuovi sforzi finanziari per Kiev. Nella consapevolezza che lo stesso modello sociale francese andrà rivisto. “Le soluzioni di domani non potranno essere le abitudini di ieri”, ha detto Macron. Il quale, tuttavia, sembra godere dell’appoggio della stampa d’Oltralpe, dal “Figaro” a “Libération”. E sono gli inglesi che, malgrado la Brexit e la special relationship con l’America, rispondono prontamente all’appello di Parigi, tornando così protagonisti sulla scena continentale. Consapevoli anch’essi, come scrive il “Financial Times”, di dover riflettere sul proprio Welfare State, sulla minaccia del Warfare State. E sono i tedeschi, infine, che, per riarmarsi, decidono di superare i limiti di bilancio indicati dalla Costituzione, prospettano enormi investimenti, arrivano a chiedere la modifica del Patto di stabilità. Una vera rivoluzione culturale, per il temuto guardiano del rigore. E uno shock per l’Europa. Berlino si avvia a essere nuovamente una potenza militare.

Scelte e coraggio

Ma è la storia che torna con prepotenza sulla scena di un’Europa lungamente divisa dopo Jalta, immobilizzata dalla Guerra Fredda, anestetizzata dai vantaggi materiali dell’ombrello americano, colpevolmente disponibile al disarmo nell’euforia del 1989. Il protagonismo di Francia, Inghilterra e Germania rompe un trend lungo ottant’anni. Porta alla luce i rapporti di forza interni al continente, seleziona i Paesi più consapevoli del momento drammatico, sostituisce alle complesse procedure di Bruxelles il piglio ruvido della decisione politica. “Saranno necessarie scelte e coraggio”, ha detto Macron. E se torna la storia, cambia tutto. Se torna la politica, cambia tutto. Cambia l’Europa. Forse ha ragione il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, quando avverte che “il genio è uscito dalla lampada e non c’è modo di rimetterlo dentro”. Ma non è detto che sia una brutta notizia.