Nonostante il Coronavirus i liberali italiani hanno voglia di assembrarsi. Alla base ci sono la “rabbia” dopo “l’abbraccio mortale tra Pd e Movimento” e il “nuovo clima positivo” ora che “Matteo e Carlo hanno finalmente recuperato il loro rapporto personale”. E il “noi con Virginia Raggi non ci saremo mai, piuttosto andiamo da soli”.

A pochi giorni dal matrimonio tra Partito Democratico e Movimento 5 stelle, celebrato da Luigi Di Maio e benedetto dalla piattaforma Rousseau, l’estate dei liberal-liberali italiani assume tinte melò, tra rancori da ex, odi profondi, nuovi flirt e attese riappacificazioni. Ma la vera novità è che presto tutti questi sentimenti potrebbero essere vissuti in una nuova casa comune, costruita in opposizione tanto ai sovranisti quanto ai “nuovi comunisti”, per usare l’espressione che un autorevole deputato di Italia Viva concede al Riformista parlando dei suoi ex compagni di partito del Pd e dei colleghi di governo grillini. Gli sposini che hanno scatenato la furia e la voglia di unità liberale. Ieri democratici e pentastellati hanno lanciato un emblematico logo color giallo-rosso a sostegno del comune candidato Lorenzo Corda alle suppletive senatoriali del collegio 3 della Sardegna settentrionale. L’accordo tra i due principali partiti del governo presieduto da Giuseppe Conte dà i primi frutti.

Il “nuovo centro-sinistra”, immaginato da Goffredo Bettini, teorizzato da Nicola Zingaretti e infine accettato da Di Maio, sta nascendo. Fuori da queste scene da matrimonio i renziani di Italia Viva, gli azionisti di Carlo Calenda e i radical-europeisti di +Europa, disapprovano, lanciando pesanti accuse di “populismo”, e pianificano una reazione uguale e contraria, un rassemblement liberale.

Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa, non ha dubbi e dal Riformista lancia un appello a Renzi, Calenda e i Verdi: «Data l’alleanza Pd-M5s, è tempo che le forze liberal-democratiche di questo Paese si mettano insieme». Alla base di questo sussulto aggregante c’è il pensiero che ormai il Pd è andato via, abbandonando la via riformista per seguire la “stessa strada populista del Movimento». Della Vedova rivendica il distanziamento sociale che il suo partito ha già tenuto dal Pd “grillizzato” in Liguria e Puglia, dove alle candidature di Ferruccio Sansa e Michele Emiliano + Europa ha preferito le sfide considerate “riformiste”, come il sostegno al renziano Ivan Scalfarotto nella regione pugliese, insieme a Italia Viva e Azione. Ed è a questi partiti che il segretario liberal-europeista, tramite Il Riformista, propone un “patto federativo”, sulla scia della vecchia Margherita, “non per fonderci ma per fondare”. Il sogno di mezza estate di Della Vedova è una federazione “liberale, europeista, ecologista”, “con dentro anche i Verdi”. Ma Calenda e Renzi sognano con lui? “Certamente l’adesione di Italia Viva a questo governo rappresenta un problema, ma dopo le regionali tante cose cambieranno. Io li aspetto entrambi”. E Forza Italia? «Li vedo alleati ovunque con Matteo Salvini e sostenere il taglio dei parlamentari. Faccio loro tanti auguri». Insomma, per entrare in questo club ci vuole la tessera “né con Salvini né con Zingaretti-Di Maio”. Titolo che non manca certo a Italia Viva. Un big renziano mette in pausa la vacanza per dire al Riformista che “bisogna reagire all’abbraccio mortale tra Pd e Movimento, i nuovi comunisti”.

E come? «Adesso che Matteo (Renzi, ndr) e Carlo (Calenda, ndr) hanno chiarito e sono tornati a parlarsi regolarmente, si può immaginare una cosa nuova”. Cioè? «Una grande casa per il mondo liberale e riformista italiano». Grande quanto? «Da Giorgio Gori a Mara Carfagna, da Marco Bentivogli ai riformisti delusi del Pd». Quando? «Con calma, si voterà nel 2023. Anche se alle amministrative del 2021 saremo coerenti con noi stessi». Pensate che il rapporto col Pd sia finito? «Loro hanno scelto di seguire il populismo grillino, mentre noi non faremo mai una campagna elettorale con Di Battista o per la Raggi a Roma, piuttosto da soli». Le distanze tra i possibili partner non mancano. Calenda, in piccola ma costante ascesa sui sondaggi, rigetta la proposta federativa di Della Vedova e sembra voler ballare da solo.

Ieri l’europarlamentare ha dichiarato che «Renzi è stato un grandissimo premier», salvo poi aggiungere che «le strade di Azione e Italia Viva sono diverse, dato che i renziani fanno parte di un governo del quale siamo duramente all’opposizione». Calenda, secondo i rumors, non vorrebbe “caricarsi” i tanti parlamentari uscenti di Italia Viva. Ma a spingere i liberali italiani a rifugiarsi presso una grande casa comune c’è anche lo spettro della legge elettorale “Germanicum”, con possibile soglia di sbarramento al 5% per entrare in un Parlamento che dopo il referendum confermativo di settembre avrà molti meno posti. Oltre l’astio per le nozze giallo-rosse, chiaro.