I negoziati
Riad è la nuova Ginevra, tutti da Mohammad bin Salman per risolvere le guerre in Ucraina e Medio Oriente
Il presidente egiziano El-Sisi e il re di Giordania volano da bin Salman: incontro informale e fraterno. Tutti scommettono sull’Arabia Saudita per risolvere l’instabilità in Medio Oriente e ricostruire Gaza

Riad è la nuova Ginevra. Dopo il vertice storico che si è svolto il 18 febbraio tra il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, e il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, che ha segnato il primo passo verso la normalizzazione dei rapporti tra le due potenze in vista della pace in Ucraina, anche gli altri paesi arabi hanno capito che bisogna passare per l’Arabia Saudita per trovare una soluzione alla crisi in Medio Oriente. Per questo i leader arabi maggiormente interessati dalla crisi di Gaza e dal piano di ricostruzione della Striscia, presentato dal presidente statunitense Donald Trump, oggi sono attesi alla corte del principe ereditario Mohammad bin Salman.
Incontri “amichevoli e speciali”
Il nuovo leader della pace regionale e mondiale – dopo essersi occupato della crisi ucraina – ha invitato i leader dei paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo, il re di Giordania, Abdullah II, e il presidente egiziano, Abdel Fattah El-Sisi, in un incontro informale e fraterno, secondo quanto hanno spiegato fonti saudite a “Il Riformista“. Questo vertice si inserisce nel contesto degli incontri definiti “amichevoli e speciali” che si tengono periodicamente da molti anni tra i leader del Consiglio di cooperazione del Golfo, Giordania ed Egitto, nel quadro delle strette relazioni fraterne che uniscono i capi di Stato arabi. La fonte ha spiegato che oggi si parlerà di cosa mettere all’ordine del giorno del prossimo vertice arabo di emergenza, che si terrà in Egitto agli inizi di marzo.
El-Sisi è atterrato ieri sera a Riad dalla capitale spagnola Madrid, dove si trovava in visita ufficiale. L’incontro arabo fa seguito alla proposta del presidente degli Stati Uniti di trasferire i palestinesi dalla Striscia di Gaza in Egitto e Giordania. A questo proposito, Omar Karim, esperto di politica estera saudita presso l’Università di Birmingham in Inghilterra, ha spiegato ai media arabi che “questo incontro sarà sicuramente il più importante in relazione al più ampio mondo arabo e alla questione palestinese degli ultimi decenni”. Trump ha suscitato stupore quando ha annunciato di voler prendere il controllo di Gaza e ricostruire le aree distrutte, trasformandole in una “riviera del Medio Oriente” dopo aver spostato i 2,4 milioni di residenti altrove, in particolare in Egitto e Giordania, senza alcun piano per il loro ritorno.
L’incontro arabo avrebbe dovuto tenersi ieri a Riad ma è stato rinviato di un giorno, in quanto sul tavolo sarà presentata una “copia del piano egiziano”. Il re di Giordania, Abdullah II, ha dichiarato ai giornalisti che l’Egitto avrebbe presentato una risposta al piano di Trump, sottolineando che i paesi arabi ne avrebbero discusso in seguito, durante i colloqui a Riad. Il Cairo non ha ancora annunciato ufficialmente i dettagli della sua strategia. Ma un ex diplomatico egiziano ha parlato ai media locali di un “piano in tre fasi, da attuare in un periodo compreso tra tre e cinque anni”. La ricostruzione e il suo finanziamento sono un tema delicato che verrà affrontato al summit di oggi, soprattutto perché Trump ha usato la scusa della difficoltà della ricostruzione come giustificazione per espellere i residenti finché il paese non sarà riabilitato.
L’ambasciatore Mohamed Hegazy, membro del Consiglio egiziano per gli affari esteri, ha spiegato che “la prima fase è la fase di ripresa precoce e dura sei mesi”. Questa fase comprende “l’introduzione di attrezzature pesanti per rimuovere le macerie e l’individuazione di tre aree sicure all’interno della Striscia in cui i palestinesi possono essere trasferiti”. Secondo Hegazy, durante questo periodo verranno fornite case mobili man mano che gli aiuti umanitari continueranno a fluire.
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