“Nello spazio breve che identifica il respiro di un amico, se n’è andato da questo mondo Luis, Lucho Sepulveda.
Falciato via da quella ormai che è la peste del nostro secolo”. Comincia così il messaggio del giornalista Gianni Minà in ricordo dello scrittore cileno, Luis Sepulveda morto all’età di 71 anni a causa del coronavirus nell’ospedale universitario di Oviedo, in Spagna, dove era ricoverato da fine febbraio. Scrittore, sceneggiatore e regista, si era stabilito in Spagna nel 1997 dopo aver vissuto in America latina, Germania e Francia . Aveva lasciato il Cile a causa della repressione del regime del generale Augusto Pinochet, che lo aveva portato al carcere.  A febbraio l’autore aveva partecipato a un festival letterario, in Portogallo, insieme alla moglie. Dopo erano tornati in Spagna e a entrambi era stato diagnosticato il Covid-19. Il suo era stato primo caso di Coronavirus nelle Asturie. 

La sua morte ha sconvolto molti lettori, seguaci e amici anche nel mondo dell’arte e del giornalismo. Tra questi Gianni Minà, che ha proseguito nel suo ricordo personale con una dedica aperta: “Ho voluto bene all’uomo, ma non posso fare a meno di piangere l’intellettuale che aveva partecipato alle lotte per il riscatto dell’America Latina con il coraggio e la forza che hanno solo i visionari, i romantici, i pazzi. Perché Lucho le battaglie non le aveva scansate, ma le aveva affrontate per davvero. Era un prototipo di scrittore e guerrigliero. Sempre coerente. Ero stato con lui a casa sua e della sua adorata moglie, la poetessa Carmen Yanez, per due compleanni nei quali aveva riunito i suoi numerosi figli e i suoi amici sparsi in tutto il mondo. Sono state giornate indimenticabili. Mi sento più solo, ma ho l’ingenua certezza che adesso lui è ritornato a fare la guardia del corpo al suo amato Presidente Allende. Ciao Lucho, mi mancherai, sapendo con certezza che mi è impossibile ogni lenimento”.