Stanno facendo il giro del web le immagini che arrivano dall’ospedale di Rivoli, nell’area metropolitana di Torino. Pazienti adagiati su barelle da campo, sul pavimento del corridoio del nosocomio. La denuncia, per prima, è arrivata dal Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche. “Pazienti covid per terra – ha lamentato il sindacato – percorsi sporchi puliti riadattati dal personale, lavori mai fatti, territorio inesistente e assunzioni che dovevano arrivare prima”. Il Nursind chiede l’urgente aiuto del Governo. Le lettighe sarebbero state utilizzate nell’area grigia del Pronto Soccorso, dove vengono accolti i sospetti contagiati dal coronavirus. Il Piemonte è stato incluso nella fascia Rossa, quella più interessata da misure e restrizioni, secondo l’ultimo dpcm.

“La chiusura del Dea (Dipartimento d’Emergenza e Accettazione, ndr) dell’ospedale Martini ha dimostrato di creare e creerà grossi problemi al territorio – ha commentato Claudio Delli Carri, segretario regionale di Nursing Up, a La Stampa – Non si può pensare di chiudere in un periodo come questo un Dea che fa 78.000 passaggi l’anno così, di punto in bianco, scaricando tutto sull’altro o sugli altri ospedali. O almeno, lo si può chiudere con una pianificazione ragionata sulla gestione degli oltre 200 utenti che vi accedono quotidianamente, in modo che possano trovare risposte alle loro esigenze di cura altrove sul territorio”.

Dall’ospedale confermano quindi che la pressione è diventata più pesante proprio dalla chiusura del Pronto Soccorso del Martini di Torino e del Pronto Soccorso di Venaria e Giaveno. E ribattono che “noi non mandiamo indietro nessuno. Accogliamo tutti” e che “da noi le ambulanze non attendono con i pazienti a bordo e soprattutto non vengono rimandate indietro: è ovvio che possa capitare qualche situazione di disagio, giusto per il tempo di trovare una soluzione”.

Il caso è però esploso velocemente. E sui social è comparso anche un video. “Siamo molto arrabbiati per quell’immagine, è un’istantanea ingenerosa. Si è trattato di un momento di un’ora nella quale persone in attesa del ricovero sono state sistemate su barelle accreditate per la maxi emergenza. Se la situazione dovesse continuare su questi numeri dovremo abituarci a vederle”, ha quindi spiegato a L’aria che tira su La7 il direttore della Asl 3 di Torino Flavio Boraso. L’assessore alla Sanità della Regione, Luigi Icardi, ha garantito che si andrà “a fondo nella questione”.

LA SITUAZIONE – Dalla firma del dpcm il Piemonte è in contrasto con il governo centrale, a Roma. La Regione è stata inserita tra quelle a rischio più alto, quelle “Rosse”. E il governatore Alberto Cirio non ci sta: “Non è che in Italia va tutto bene tranne che in quattro regioni – ha detto Cirio a Omnibus su La7 – Abbiamo condiviso i parametri, che sono giusti. Ma noi cosa abbiamo detto al governo? Dato che i parametri sono vecchi di più di 10 giorni, non facciamo la suddivisione su venerdì scorso ma facciamolo sui dati di questa settimana. Nel report della settimana scorsa, cinque regioni hanno una percentuale di rischio non calcolabile perché non hanno consegnato tutti i dati. E questo dimostra la fragilità dell’impianto complessivo”.

I DATI – Gli attualmente positivi in Piemonte sono 43.974 per un totale di 3.698 ricoverati, 249 in terapia intensiva. Il totale di positivi è di 84.580 e di 4.520 morti dall’inizio dell’emergenza coronavirus. Ieri il bollettino ha fatto registrare 3.171 nuovi positivi per 16.855 tamponi processati e 39 morti.

Giovanni Pisano

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