La seduta straordinaria sul carcere
Rivolta al Beccaria, il sistema carcerario è al limite delle capacità. Il circolo vizioso di emarginazione dei giovani detenuti

La recente rivolta all’Istituto Penale Minorile (IPM) Beccaria di Milano ha riportato l’emergenza carceraria e il sovraffollamento al centro dell’attenzione. La scintilla che ha innescato la rivolta è stata la decisione di trasferire, proprio a causa della mancanza di posti, due detenuti nell’IPM di Catania, interrompendo bruscamente i loro percorsi di riabilitazione e allontanandoli dai legami affettivi e di supporto costruiti all’interno dell’istituto milanese. Questo trasferimento, lungi dall’essere un caso isolato, è sintomo di un problema più ampio, sottolineato anche ieri dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione delle celebrazioni per l’anniversario della Polizia penitenziaria: “La Polizia penitenziaria è chiamata quotidianamente a fronteggiare difficili situazioni di tensione e sofferenza, sempre più frequenti a causa del grave fenomeno di sovraffollamento in atto”.
Carceri minorili: un sistema al limite delle capacità
Con l’introduzione dei decreti “Caivano” e “Rave” si è verificato un incremento del 48% della popolazione carceraria minorile, con quasi 600 ragazzi e ragazze attualmente detenuti negli IPM. Secondo l’ultimo rapporto dell’Associazione Antigone, nel 2023 si sono registrati 1.143 ingressi, un dato mai raggiunto negli ultimi 10 anni. Di questi, il 79,3% è stato detenuto in custodia cautelare, mentre più della metà degli ingressi rimanenti è avvenuta per esecuzione di pena da persone precedentemente in libertà, ovvero individui per cui, in fase cautelare, non era stato ritenuto necessario il carcere. È fondamentale, dunque, interrogarsi sull’efficacia della detenzione come strumento di rieducazione. La permanenza in istituti sovraffollati, spesso in condizioni di degrado, rischia di compromettere ulteriormente il percorso di crescita di questi giovani, alimentando un circolo vizioso di emarginazione e recidiva. È necessario promuovere alternative alla detenzione, come misure di giustizia riparativa, percorsi di messa alla prova e programmi di reinserimento sociale, riducendo così la pressione sul sistema carcerario, offrendo ai minorenni la possibilità di assumersi la responsabilità delle proprie azioni e di ricostruire un futuro positivo.
La tutela dei diritti dei minorenni: un imperativo etico e giuridico
Tra le numerose soluzioni possibili, l’unica adottata è proprio quella da evitare: il trasferimento dei detenuti minorenni in carceri con maggiore capacità, talvolta anche in strutture per adulti. Una decisione che vìola i princìpi stabiliti dalla Costituzione italiana, dall’Ordinamento della Giustizia Penale Minorile, dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e dalle Regole di Pechino. L’esposizione dei minorenni a un ambiente carcerario per adulti, caratterizzato da dinamiche spesso violente e di degrado, comporterebbe gravi rischi per la loro incolumità fisica e psicologica.
E la politica?
Proprio la scorsa settimana, a Montecitorio si è svolta una seduta straordinaria sul carcere, a cui però non ha partecipato il Guardasigilli Carlo Nordio. Tuttavia, durante la celebrazione per la Polizia penitenziaria, il ministro ha promesso di rispettare gli impegni presi e di stanziare risorse per affrontare il problema del sovraffollamento. Purtroppo, ad oggi, nessuna delle promesse fatte è stata mantenuta. Il decreto Carceri, approvato lo scorso settembre, non ha portato alcun miglioramento significativo, e nel frattempo, anche nel 2025, continua il drammatico trend dei suicidi in carcere: uno ogni tre giorni. Il tempo delle parole, però, deve finire: è il momento dei fatti.
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