Chi scappa e chi prova a scappare, persone a protestare in piazza, migliaia di fermi. A poche ore dall’annuncio della mobilitazione parziale da parte del Presidente Vladimir Putin, in Russia sono esplose le proteste. Da Mosca a San Pietroburgo, e in città più periferiche, fino in Siberia. L’ong Ovd-Info ha fatto sapere che sono state più di 1.300 le persone fermate, in oltre 39 città, dalla polizia nelle manifestazioni. “Non si vedeva un’ondata di agitazione del genere dall’inizio della guerra. La mobilitazione, in una maniera o in un’altra, colpirà quasi tutte le famiglie russe. Alcuni uomini hanno già cominciato a ricevere le lettere che gli ordinano di comparire all’ufficio di registrazione e arruolamento militare, il che provoca molto dissenso”, dicono a Il Riformista dall’organizzazione.

Ovd-Info è il media indipendente russo che hanno citato tutti i giornali occidentali nel riportare la repressione del dissenso nelle piazze all’esplodere della guerra. E che tornano a citare oggi, dopo l’annuncio della mobilitazione. Ovd-Info è stata definita un “agente straniero” dal ministero della Giustizia. A dicembre il sito era stato bloccato. In queste ore sta pubblicando sui suoi canali social dati e video sulle reazioni all’annuncio di Putin. A fine febbraio la Duma, la camera bassa del parlamento russo, aveva approvato all’unanimità un disegno di legge che ha innalzato fino a 15 anni di carcere la pena per chi pubblica quelle che il Cremlino considera fake news. È quello che rischia chi scende in piazza a protestare.

La città col maggior numero di fermi ieri è risultata Mosca, dove la polizia ha trascinato nelle sue camionette 527 persone. A San Pietroburgo 480 fermi. Sui social hanno preso a circolare video in cui le persone in piazza intonano i cori: “Putin in trincea” e “No alla guerra”. Per Ovd-Info “i cittadini russi non sono pronti a questo, perciò ci aspettavamo alcune conseguenze. Come una nuova ondata di emigrazione: abbiamo già visto persone che hanno lasciato il paese, soprattutto uomini tra i 18 e i 65 anni, in fretta e furia. O come una nuova ondata di proteste: non sappiamo se saranno pacifiche o se si trasformeranno, tra un paio di giorni sarò tutto più evidente”.

Il sito Flightradar, che traccia i voli in tutto il mondo, già poco dopo l’annuncio di Putin mostrava il grande movimento dagli scali di Mosca e San Pietroburgo. Soprattutto verso Turchia, Serbia, Georgia, Armenia – Paesi che non richiedono un visto. Con i prezzi dei biglietti schizzati alle stelle ieri. Una fuga che può interessare solo una piccola parte della popolazione, considerato che il 74% (dati del 2016) non ha passaporto per l’estero. L’annuncio di Putin ha segnato una nuova fase della guerra: la mobilitazione riguarda 300mila riservisti, l’1% del totale di 25 milioni, che dovrebbero essere inviati gradualmente in Ucraina con priorità a chi ha esperienza. Perché in molti casi si tratta di persone che hanno prestato servizio militare ma che non sono soldati di professione, hanno intrapreso altre carriere e svolgono altri lavori. Secondo il Cremlino in Russia, dall’invasione lanciata il 24 febbraio scorso, sarebbero morti poco meno di seimila soldati. Stime occidentali riportano invece tra le 70mila e le 80mila vittime russe.

Dall’ong fanno sapere che “la mobilitazione rompe una sorta di ‘accordo collettivo’ tra regime e cittadini: i cittadini non partecipano alla politica e restano in silenzio sulla guerra e le frodi elettorali in cambio del fatto che le autorità non li toccano, non li forzano a partecipare a nulla. Dando il via alla mobilitazione, Putin ha convocato almeno 300mila persone in guerra – infatti il documento sulla mobilitazione non limita questa quantità. Questa chiamata, insieme con nuove leggi criminali che puniscono il rifiuto alla mobilitazione, è avvenuta anche a causa del clima repressivo che si sta sviluppando da tempo e con la società civile sostanzialmente distrutta negli ultimi anni. Non ci sono molti mezzi legali per protestare e aiutare i mobilitati”.

Per l’organizzazione è chiaro che la decisione di Putin, una mossa che secondo molti osservatori occidentali tradisce un momento di debolezza e incertezza dopo la dura controffensiva sofferta nel Nord Est dell’Ucraina dalle forze di Mosca, riguarderà in qualche modo tutte le famiglie russe. E il dissenso potrebbe crescere, in diversi modi, a prescindere dalle versioni ufficiali. “I sondaggi sociologici dimostreranno come al solito il sostegno alla mobilitazione – spiegano ancora dall’organizzazione – , ma questo non riflette la vera reazione: in Russia non è praticamente rimasta una sociologia indipendente, una grande percentuale della popolazione non risponde ai sondaggi e coloro che lo fanno spesso non esprimono la loro opinione, ma ciò che le autorità vogliono sentire da loro”. A Nizhny Novgorod un ufficio di reclutamento è stato attaccato con una molotov. Attacchi simili anche a San Pietroburgo e Tolyatti. Secondo la Bbc ad alcuni manifestanti arrestati l’ordine di leva è stato notificato direttamente nella stazione di polizia.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.