Vladimir Putin sempre più solo. Dopo l’annuncio della “parziale mobilitazione nazionale”, con il richiamo di 300mila riservisti, e le minacce di una guerra atomica per difendersi dal “ricatto nucleare dell’Occidente”, il leader del Cremlino è stato duramente contestato non solo in Russia ma anche dai Paesi alleati, a partire dalla Cina.

Se a Mosca e in altre città della nazione si sono registrate proteste in strada che hanno portato ad oltre mille arresti, oltre a una vera e propria fuga con aeroporti assaltati per lasciare il Paese, dall’estero arriva la ferma condanna della Cina che proprio una settimana fa aveva invocato maggiore stabilità all’alleato russo.

E invece Putin ha rilanciato, alzando nuovamente il tiro e alimentando tensioni a livello mondiale. Una mossa dettata probabilmente dalle sconfitte militari registrate nelle ultime settimane in Ucraina e dalle sanzioni imposte da Unione Europea (che è pronta ad annunciarne altre) e Stati Uniti che iniziano a incidere sull’economia del Cremlino.

Putin adesso dovrà fare i conti non solo con le tensioni interne ma anche con la presa di distanza del suo principale alleato: la Cina di Xi Jinping. Dopo il vertice di Samarcanda dei giorni scorsi, che ha fatto registrare il primo incontro tra i due leader dopo l’invasione dell’Ucraina, e la richiesta di maggiore stabilità avanzata da Pechino, ieri il governo cinese ha così reagito alle ultime esternazioni di Putin: “Chiediamo alle parti interessate di realizzare un cessate il fuoco attraverso il dialogo e la consultazione e di trovare una soluzione che soddisfi le legittime preoccupazioni di sicurezza di tutte le parti il prima possibile”. A sollecitarlo il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin.

Presa di distanze anche sui referendum (considerati “illegali” da Nato e Unione Europea) per l’annessione delle quattro aree occupate dall’esercito del Cremlino nel Donbass e nel sud dell’Ucraina, ovvero Luhansk, Kherson, Donetsk e Zaporizhzhia, dove dal 23 al 27 settembre si terrà un voto-farsa per l’annessione alla Russia. “La Cina chiede di rispettare la sovranità di tutti i Paesi e la sua posizione sull’Ucraina è coerente”, ha detto Wang, aggiungendo che “la Cina insiste che la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i Paesi debbano essere rispettate, così come la Carta e i principi dell’Onu”.

Pechino “invita le parti a risolvere in modo adeguato le divergenze con il dialogo e le consultazioni ed è disposta a collaborare con la comunità internazionale per continuare a svolgere un ruolo costruttivo nell’attenuazione della situazione”.

In un lungo editoriale sul Globa Times, il tabloid nazionalista del Quotidiano del Popolo, il giornalista Hu Xijin (accusato in passato di alimentare la propaganda cinese) condanna senza mezzi termini le ultime mosse di Putin, utilizzando parole rilanciate anche dal presidente americano Joe Biden.

Tra potenze nucleari non ci potranno essere vincitori e vinti: “Non vi dimenticate che non ci sarà un vincitore o uno sconfitto in un conflitto militare tra potenze nucleari. Chiunque tenti di sopraffare completamente l’altra parte non può che essere un pazzo” scrive Hu Xijin che poi invoca “un freno d’emergenza alla situazione in Ucraina in una fase in cui la portata della guerra è ancora gestibile. Occorrono un cessate il fuoco e negoziati piuttosto che una resa dei conti sempre crescente tra Russia e Nato”.

 

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