Gli Stati Uniti incoronano Mario Draghi. L’ex premier – in smoking, il dress code richiesto per l’occasione – è stato premiato a New York come statista dell’anno. Un messaggio chiaro ai politici del Bel Paese, protagonisti di anni di decisioni scellerate e incomprensibili, culminate con la recente caduta del governo guidato dall’ex presidente della Bce e il ritorno al voto che domenica 25 settembre vedrà molto probabilmente trionfare l’astensione.

Alla 57esima edizione dell’Annual Awards Dinner della ‘Appeal of Conscience Foundation’, la fondazione che gli conferisce il premio World Statesman (statista dell’anno), che prima di lui hanno ricevuto diversi capi di Stato e di governo, da Gorbaciov ad Angela Merkel fino a Shinzo Abe, Draghi raccoglie gli elogi di tutti: dal presidente Joe Biden all’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger, oggi 99enne, arrivato a sorpresa (“Il suo coraggio e la sua visione faranno sì che resterà con noi a lungo”).

Mario Draghi “ha ispirato una rinnovata fiducia globale nell’Italia“. E’ uno dei passaggio dell’intervento di Stephen Schwarzman, presidente e ceo del Blackstone Group, in occasione della serata di gala. In un messaggio in video conferenza, perché a  Londra per i funerali della regina Elisabetta, Biden ha sottolineato: “Mi congratulo con il mio amico il primo ministro Mario Draghi per aver vinto il World Statesman Award 2022 e per il suo lavoro nel promuovere i diritti umani in tutto il mondo”. Draghi “è stato una voce potente nel promuovere la tolleranza e la giustizia e lo ringrazio per la sua guida”.

Nel corso del suo intervento, il premier italiano, che oggi interverrà all’Assemblea delle Nazioni Unite, ha ribadito: “Quando tracciamo una linea rossa, dobbiamo farla rispettare. Quando facciamo un impegno, dobbiamo onorarlo. Le autocrazie prosperano sfruttando la nostra esitazione. Dovremmo evitare l’ambiguità, per non pentirsene in seguito”.

Draghi rimarca l'”importanza del dialogo”, “al centro” della sua “vita professionale come economista e come decisore politico”. “Parlare non è solo un obbligo morale, è un dovere civico. A coloro che chiedono il silenzio, sottomissione e obbedienza dobbiamo opporre il potere della parola e delle azioni. Il mondo oggi ha bisogno di coraggio, chiarezza, amore e speranza“. E ricorda che “solo la cooperazione globale può aiutare a risolvere i problemi globali”. Eppure, riconosce Draghi, oggi il mondo si trova a fronteggiare una sfida enorme. “L’invasione russa dell’Ucraina rischia di inaugurare una nuova era di polarizzazione, che non vedevamo dalla fine della Guerra Fredda“. Per questo, “la domanda su come affrontiamo le autocrazie definirà la nostra capacità di plasmare il nostro futuro comune per molti anni a venire”.

Poi l’auspicio: “Spero che ci sia un futuro in cui la Russia decida di tornare alle norme che ha sottoscritto nel 1945“.

 

Redazione

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