L’Ungheria di Viktor Orbán non è più considerata pienamente una democrazia. Lo ha stabilito una relazione votata dal Parlamento europeo a vasta maggioranza, con 433 voti favorevoli, 123 contrari e 28 astensioni. Un testo, che ha un valore più simbolico che pratico, in cui gli eurodeputati condannano “i tentativi deliberati e sistematici del governo ungherese” volti a minare i valori europei e chiedono alla Commissione europea di avanzare con la procedura dell’articolo 7.

Al riguardano viene sottolineato, di fronte alle istituzioni europee colpite da ‘immobilismo’ nell’affrontare la questione ungherese, che l’applicazione dell’articolo 7 non richiede l’unanimità degli Stati membri per identificare un chiaro rischio di grave violazione dei valori UE né per formulare raccomandazioni e scadenze precise.

Secondo i deputati che hanno condannato la deriva autoritaria di Orban, qualsiasi ulteriore ritardo equivarrebbe a una violazione del principio dello Stato di diritto da parte del Consiglio europeo, chiedendo allo stesso organo e alla Commissione il congelamento di tutti i fondi europei. Già lo scorso luglio il Parlamento aveva votato e condannato a larga maggioranza la legge anti-Lgbt del governo di Orbán

Le conclusioni di questa relazione sono chiare e irrevocabili: l’Ungheria non è una democrazia. Era più che mai urgente che il Parlamento prendesse questa posizione, considerando il ritmo allarmante con cui lo Stato di diritto sta arretrando in Ungheria”, sono le parole durissime della relatrice del documento, la eurodeputata dei Verdi/Ale Gwendoline Delbos-Corfield.

Le accuse a Meloni e Salvini

Ma il voto odierno ha riflessi importanti anche sulla campagna elettorale italiana. A votare contro la il rapporto che condanna l’Ungheria sono stati i gruppi di ECR e ID, di cui fanno parte Lega e Fratelli d’Italia. “Orban si muove come un autocrate, minaccia la democrazia e il rispetto dei diritti civili. Lega e FdI, Salvini e Meloni hanno votato contro. Orban è da sempre loro amico e modello. Chi si piglia si assomiglia”, è la condanna del voto dei due partiti italiani che arriva dal segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova.

Dello stesso avviso Laura Ferrara, europarlamentare dei 5 Stelle. “Ogni volta che c’è da difendere la democrazia in Europa, i partiti di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini si schierano dalla parte opposta, quella dei regimi illiberali – ha commentato Ferrara – Fratelli d’Italia e Lega si sono schierati contro l’Europa”.

C’è una cosa ingiusta che avviene in Europa: l’Ungheria che sfrutta i soldi europei ma non ne rispetta le regole e gli obblighi. E c’è una cosa ancora peggiore: Lega e FdI che prendono le parti di Orban. Anche oggi. In barba agli interessi italiani“, ha scritto su Twitter la deputata del Pd e responsabile Affari Esteri della segerteria dem, Lia Quartapelle.

Il centrodestra spaccato

Dal centrodestra le reazioni sono di tono molto diverso, anche al suo interno. Salvini, impegnato a Napoli per la campagna elettorale, glissa sul voto contrario del Carroccio in Europa sul rapporto che condanna l’Ungheria dell’amico Orban. “Mi occupo di Italia e vorrei salvare i posti di lavoro in Italia. Lascio ad altri occuparsi di Ungheria, Turchia, Russia o Cina. Io sono pagato dagli italiani per risolvere i problemi degli italiani”, le parole del segretario della Lega.

Di ben altro tono invece quelle di Silvio Berlusconi che, al contrario, tiene dritta la barra dell’europeismo. “La nostra presenza nel governo è garanzia assoluta che il governo sarà liberale, cristiano e soprattutto europeista e atlantista”, assicura infatti il leader di Forza Italia intervistato dal Tg3. Dal Cav una risposta anche alla Meloni e al suo “è finita la pacchia” per l’Europa: parole che per Berlusconi non meritano una risposta, “dico che noi saremo parte importante di quello che farà l’Europa come componenti essenziali della grande famiglia del Ppe. In italia siamo la garanzia di questo tipo”.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.