L'editoriale
Salva Milano, Schlein e Sala si tirano fuori. Quando la politica offre i polsi al tintinnar di manette

Uno schiaffo in faccia alla città, ma prima ancora la rappresentazione plastica di quanto la politica sappia essere pavida. Si può definire così la decisione della segretaria del Pd Elly Schlein e del sindaco Beppe Sala di non sostenere più l’approvazione del decreto Salva Milano. Il tema non è l’inchiesta sulla rigenerazione urbana: la Procura di Milano fa il suo mestiere. Come lo faccia, è ancora altra cosa. Il tema è che l’unica vera metropoli d’Italia, l’unica città in grado di seguire il passo delle grandi realtà europee, si aspettava dalla politica il minimo sindacale: una norma. Già la prima risposta era stata sconfortante, tra tatticismi, divisioni e timori di scontentare integralismi da quattro voti. Ma quel che è accaduto nelle ultime ore è una deprimente sconfitta per abbandono. Come la Procura, anche il centrodestra ha fatto il suo mestiere, cavalcando l’onda per cercare di prendersi Milano quando sarà il momento, ma il sindaco e la segretaria dem hanno semplicemente alzato le mani.
A Schlein non importa
Che Milano rischi di arrivare alle Olimpiadi del 2026 con 150 cantieri ancora bloccati, investimenti ritirati e posti di lavoro svaniti, a Schlein certamente non importa. Spiace doppiamente che Sala si sia arreso. Proprio loro che il Salva Milano l’avevano chiesto e sostenuto voltano le spalle per paura. Di cosa? Di qualche presunta contiguità con qualcuno colpito dal solito avviso di garanzia? Il messaggio è pericolosissimo: ancora una volta basta il sospetto, l’avvio di un’inchiesta, la velina distribuita ai solerti cronisti per fermare il progresso civico. La politica, quella solida, che difende il suo primato di stabilire le regole e governare, va avanti per la sua strada: non si fa di lato.
Salva Milano, voltate le spalle al Paese
Il decreto Salva Milano è indispensabile per la rigenerazione urbana della città, ma abbandonarlo significa voltare le spalle a un intero paese che è già sfiancato dai minuetti, dagli umori, dai tatticismi. Alla politica non si chiede un granché: solo di decidere, di non aver paura della sua ombra. “Dopo i gravi fatti emersi oggi dalla magistratura è evidente che non ci sono le condizioni per andare avanti in una discussione sul ddl Salva Milano”, recita il comunicato diffuso da Schlein e condiviso nella sostanza da Sala. Una sintesi di tutto ciò che non si vorrebbe sentir dire. I “gravi fatti emersi” sono ipotesi. Le “condizioni per andare avanti nella discussione” di un disegno di legge non le stabilisce la magistratura. Al tintinnare di manette, la politica seria non scappa e non offre i polsi.
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