Ambrogio
Fashion Week, dietro le passerelle botteghe e laboratori di Milano. L’annus horribilis della moda e il cambio di paradigma

Dietro il glamour delle passerelle batte il cuore di un sistema fatto di lavoro, artigianato e cultura. Un settore che non si limita ai riflettori, ma che muove miliardi e tiene viva una tradizione di eccellenza che affonda le radici nelle piccole botteghe della città. Con un giro d’affari di 13,5 miliardi di euro all’anno, la moda milanese incide per il 15,6% sul fatturato nazionale del comparto e pesa per il 16% sull’export italiano del settore.
Dietro le passerelle botteghe e laboratori
Eppure, la lunga filiera della moda non è solo numeri. Sono le mani che tagliano tessuti in una sartoria di Brera, il cuoio battuto in una bottega dei Navigli, il suono del martello che modella il metallo in un laboratorio nascosto. È in questi spazi, lontano dai riflettori, che la creatività prende forma. Ma anche queste realtà non sono immuni dalla crisi che sta toccando un po’ tutti, dai grandi brand al piccolo artigiano. Il 2024 ha segnato, infatti, un duro colpo per il settore: si fa sentire la spinta dei prezzi, più marcata nella fiammata inflazionistica innescata dallo shock energetico, le criticità innescate dalle crisi internazionali, gli effetti della Brexit oltre al basso profilo della domanda di alcuni tra i maggiori mercati, quali Germania e Giappone.
Il terzo annus horribilis
Secondo i dati Confartigianato, il 2024 è stato il terzo annus horribilis per la moda degli ultimi trent’anni: una performance peggiore della produzione si è registrata solo nel 2009 (-11,6%) a seguito della crisi finanziaria e nel 2020 (-28,7%) con lo scoppio del Covid. La risposta? Tavoli di crisi aperti al Ministero per cercare soluzioni concrete a tutela di un comparto strategico.
Il cambio di paradigma
Ma per Massimiliano Bizzi, presidente di Apa Confartigianato Moda e fondatore di WHITE, il momento storico racconta qualcosa in più: “Stiamo vivendo un cambio di paradigma: il consumatore ha cambiato modello di consumo e l’artigianato, i brand emergenti, le piccole realtà sono diventati più attrattivi del grande nome, ormai sempre più omologato e caro”. E su Milano, Bizzi resta convinto: “Per tutto ciò che è moda, tutti i talenti passano per Milano. Non dimentichiamoci che questa città nel fashion è anche scuola, formazione, nuove generazioni pronte a raccogliere il testimone”.
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