Ambrogio
Milano e l’indotto dietro la Fashion Week: “L’opportunità professionale per i giovani va oltre le figure creative”

La Fashion Week di Milano dovrebbe generare un indotto complessivo della spesa turistica vicino ai 185 milioni di euro, con una crescita del 2,3% rispetto allo scorso anno, a fronte di un lievissimo calo nel numero di visitatori totale: -0,8% (quasi 112.600). La spesa pro capite è di 1.641 euro (+3,1% sul 2024). È quanto stima il Centro Studi di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, evidenziando quanto il settore della moda sia centrale per l’economia e la vita della città. Un ecosistema complesso in cui la moda – anche in virtù del suo indotto – s’intreccia profondamente con l’identità stessa della metropoli, influenzandone lo sviluppo sociale, culturale e urbano.
Fashion Week il fatturato da 19 miliardi di euro
Il settore della moda nella metropoli di Milano rappresenta un fatturato esteso di 19 miliardi di euro, ovvero 1,7 miliardi al mese, con esportazioni che ammontano a circa 6 miliardi di euro. Nell’area metropolitana ci sono 13.000 aziende che impiegano più di 90.000 persone, mentre nella sola città di Milano sono concentrate più di 2.000 aziende, pari al 13% del totale delle aziende rappresentate in Lombardia e al 5% del totale nazionale. Il capoluogo lombardo, inoltre, ospita il 10% dei posti di lavoro del settore e genera un quinto delle vendite nazionali.
Una realtà complessa
Ma dati economici e statistiche non dicono tutto, come evidenzia Giulio Di Sabato, per oltre 15 anni presidente di Assomoda, l’ente che riunisce la filiera che sta attorno e alla base del fenomeno glamour: “La moda non è solo lustrini, sfilate e modelle, ma è un incrocio di arti, professioni e mestieri importantissimi che spesso non vengono valorizzati o compresi nella loro reale portata”. Dietro le quinte degli eventi, infatti, c’è un enorme sistema di manifattura, operatori del commercio, addetti alla distribuzione e di agenti. “Una realtà complessa e multiforme di piccola e media impresa, di professionisti e addetti. Pensiamo a tutta la distribuzione, alle rappresentanze. E poi c’è l’ambito degli show room, che sono oltre mille solo a Milano e si allargano comprendendo il fenomeno dei temporary shops”, aggiunge Di Sabato.
Le nuove posizioni e una lunga catena
La moda, dunque, permea la vita quotidiana della città, ben oltre gli eventi come la Fashion Week, e finisce per contribuire non poco alle prospettive della città, al suo futuro sociale e lavorativo. Alessia Cappello, assessora a Politiche economiche, lavoro e moda del Comune di Milano, sottolinea come “il settore della moda offre un’ampia gamma di opportunità professionali per i giovani, andando ben oltre le tradizionali figure creative. L’innovazione digitale, la sostenibilità e le nuove tecnologie stanno ridefinendo le competenze richieste, creando nuove posizioni lavorative in ambiti come fashion tech, supply chain sostenibile, e-commerce, Intelligenza Artificiale applicata al design e marketing digitale”. Le Fashion Week, oltre all’aspetto economico immediato, rappresenta un acceleratore per Milano, consolidandone il ruolo di capitale globale della moda e dell’innovazione. “Gli effetti positivi di questi eventi vanno ben oltre la settimana delle sfilate, alimentando il prestigio della città e favorendo investimenti e nuove opportunità di business nel lungo termine”, conclude Cappello. Pochi altri settori riescono a comprendere una catena che va dalla sartoria artigianale alle applicazioni digitali, dal commercio alla creatività artistica, proteggendo e valorizzando mestieri tradizionali e avanguardia tecnologica, generando prospettive di formazione e professionalità. La sfida di Milano è non perdere di vista nessuna componente di questo modello e magari esportarlo ad altri settori.
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