La disputa
Salva-Stati, la confusione regna sovrana

Le fanfare della propaganda sovranista in queste settimane si levano contro il Mes con gli argomenti più disparati, sebbene non aderenti alla verità del funzionamento dell’istituto. Prova ne è che Lega e Fratelli d’Italia si ritrovano accomunati nella battaglia contro l’Europa alle élites all’Afd, il partito dell’ultradestra tedesco. Salvini e i sovranisti nostrani sostengono il Mes sia un meccanismo con cui, da novello Robin Hood all’incontrario, le banche tedesche surrettiziamente sottraggano risorse ai risparmiatori italiani mentre i sovranisti teutonici paventano si tratti invece di un modo per capitalizzare con i soldi dei tedeschi le banche dell’Europa mediterranea, cioè anzitutto quelle italiane. Altro che sovranismo, la confusione, quella sì, regna sovrana. Così come la propaganda, tanto più grave perché su un argomento molto serio che pretende serietà.
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Il tema di fondo però resta: il Mes può e deve inquadrarsi in un complessivo rafforzamento dell’Unione economica e monetaria, soprattutto sul versante dell’Unione bancaria, altrimenti non può considerarsi per l’Italia esente da rischi. In particolare, serve una garanzia europea sui depositi e soprattutto l’affiancamento, sul lato fiscale, di un bilancio federale adeguato che possa garantire la stabilità, la resilienza agli shock, e la crescita dell’Eurozona. Ancora una volta, bisogna richiedere a gran voce e farlo senza sconti, che quel Patto di Stabilità e crescita fondativo ab origine dell’Uem sia davvero bilanciato sul versante della crescita e ciò è possibile solo se l’Unione disponga di risorse proprie sufficienti a finanziare un piano di infrastrutture materiali e immateriali di stimolo all’economia e a un piano di coesione sociale e di investimenti verdi adeguato. Dal punto di vista tecnico, il governatore della Banca d’Italia Visco è al solito il più lucido. In tutto il mondo, Europa compresa, le banche hanno bisogno di un attivo a rischio zero. È un modo non solo per avere un cuscinetto di riserva ma anche per la gestione di garanzie, transazioni, impegni.
Se i titoli di Stato finiscono per non offrire più questo contrassegno, perché sono emanati da un Paese ad alto debito a cui può essere chiesta una ristrutturazione, è necessario un “safe asset” europeo, quegli Eurobond che da capogruppo socialista al Parlamento ho invocato a lungo senza esito.
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Dunque, come ho provato a spiegare in Senato, la revisione del Trattato Mes era richiesta essenzialmente per istituire il meccanismo di supporto comune (common backstop) al Fondo di risoluzione unico per le banche, che era stato concordato già nel 2013 al fine di integrare le risorse del Fondo stesso in caso di insufficienza di risorse nell’eventualità di una crisi bancaria di dimensioni rilevanti, ma la revisione complessiva, nell’intendimento iniziale, doveva sostanziarsi in un pacchetto di riforme che accanto alla revisione del Trattato Mes, contemplasse l’introduzione dello strumento di bilancio per la competitività e convergenza (cosiddetto budget dell’area Euro) e l’Unione bancaria, inclusa l’assicurazione europea sui depositi (Edis). È questo il pacchetto di riforme ambizioso e strategico per il futuro dell’Unione di cui dobbiamo farci carico. Completare l’Unione bancaria, in particolare con un’assicurazione europea che protegga i depositi fino a 100mila euro, definire un safe asset europeo, ostacolare ogni tentativo di introdurre una valutazione di rischio sui titoli sovrani detenuti dalle banche, rafforzare un bilancio dell’Unione adeguato, di stampo “federale”. Queste le priorità per rendere il Mes più efficace e utile all’Italia, e togliere fiato alle trombe sovraniste.
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