La giornata
Salvini assolto, crollano tutte le accuse. Musi lunghi a sinistra: il governo è più forte
Ventiquattro ore da incorniciare e poi la più dolce delle dichiarazioni: assolto perché il fatto non sussiste. Il verdetto dei giudici della II sezione penale del Tribunale di Palermo, accolto da un lungo applauso dall’aula di Montecitorio riunita per la sessione finale della manovra, fa tirare un sospiro di sollievo anche a Palazzo Chigi. Giorgia Meloni infatti temeva due volte la condanna: per il terremoto che avrebbe potuto creare nella sua maggioranza, con effetti potenzialmente destabilizzanti. E per il palcoscenico regalato alla vittima, il «quasi» amico di via Bellerio, che sotto sotto sperava nella forza del martirio per ricavalcare l’onda.
I commenti
«Sono felice, dopo 3 anni ha vinto il buonsenso, ha vinto la Lega, ha vinto l’Italia, ha vinto il concetto che difendere i confini, contrastare scafisti e trafficanti e proteggere i nostri figli non è un reato ma un diritto. Vado avanti ancora più determinato di prima», esulta Salvini in serata. L’avvocato Giulia Bongiorno rivendica il successo a 360 gradi: «È stata un’assoluzione piena, e tra le formule assolutorie è stata scelta quella più piena, secondo cui non sussiste alcun reato». Puntuale la reazione di Meloni: «Una grande notizia. Proseguiamo insieme, con tenacia e determinazione, per combattere l’immigrazione illegale, il traffico di esseri umani e per difendere la sovranità nazionale». Anche il vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, è ottimista: «C’è un giudice a Palermo! Un abbraccio a Matteo». Arrivano i complimenti pure del primo ministro ungherese, Viktor Orbán: «La giustizia ha prevalso. Bravo, Matteo. Un’altra vittoria per i patrioti europei».
La giornata
Riflettori tutti puntati verso l’eroe di giornata, il leader leghista che nello spazio di una giornata riassapora le luci della ribalta. Un’interpretazione quasi perfetta, cominciata di prima mattina. Avanti a muso duro in attesa del verdetto, lo sguardo torvo, le mascelle serrate, il fu Salvini che torna in auge. Insomma, una sorta di seconda occasione per rinverdire una leadership che sembra al tramonto. O capitano, mio capitano. Arriva nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, punta i cronisti e dice: «Sono assolutamente orgoglioso di quello che ho fatto, ho mantenuto le promesse fatte, ho contrastato l’immigrazione di massa. Per me oggi è una bella giornata perché sono fiero di avere difeso il mio paese». Lo accusano di sequestro di persona e di rifiuto di atti d’ufficio, rischiando 6 anni di carcere per aver impedito a 147 migranti di sbarcare dalla nave dell’Ong spagnola, costringendoli a rimanere a bordo per 19 giorni.
La sentenza
I pm Marzia Sabella, Geri Ferrara e Giorgia Righi nella requisitoria riepilogano i capi di imputazione: «Nell’agosto 2019 da ministro dell’Interno aveva l’obbligo di rilasciare senza indugio alla nave dell’Ong Open Arms il place of safety, il porto sicuro, per 147 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. Invece, lasciandoli a bordo, agì intenzionalmente e consapevolmente in spregio delle regole». Salvini anche allora era vicepresidente del Consiglio, in coppia con Luigi Di Maio, con Giuseppe Conte presidente nella versione sovranista, decreti Sicurezza e porti chiusi, qualche mese prima della svolta progressista. La sentenza su Open Arms annulla il passato, restituendo al leghista il palcoscenico perduto, l’aspirante premier inciampato su un mojito lungo le spiagge della Romagna. Di nuovo baricentro della politica italiana, vero e proprio spartiacque della legislatura. E, almeno per qualche ora, al diavolo Meloni e quel ruolo da sparring partner che gli sta maledettamente stretto.
Il governo è più forte
L’eventuale condanna di Salvini sarebbe stata un inciampo non di poco conto, un salto nel vuoto. Per le ferite aperte con i partner di Forza Italia (le perduranti polemiche con Tajani) e per i malumori crescenti all’interno della stessa Lega, come si è visto al recente congresso lombardo. Forte della visibilità conquistata a Palermo, Salvini “Braveheart” accentuerà il suo tratto radicale e divisivo. Sull’immigrazione ma non solo, cercando di sfruttare tutte le brecce che il partito di maggioranza lascerà incautamente aperte. Buone notizie ma non troppo per Meloni. Musi lunghi invece a sinistra. L’assoluzione di Salvini è una pessima notizia: il governo è più forte.
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