Il processo Open Arms
Salvini, da prigioniero politico dei 5 Stelle all’assoluzione: ha vinto ma ora attenzione a non stravincere
Il governo gialloverde era compatto sull’immigrazione: Conte aveva firmato i decreti Sicurezza e rivendicato la difesa dei confini. Ma i grillini, dopo aver accusato le Ong di essere «taxi del mare», hanno fatto una piroetta consegnando Salvini alla magistratura
Assolto, assolto, assolto. Lo avevano detto alcuni magistrati anche quando confidavano “Matteo Salvini ha ragione sull’immigrazione ma dobbiamo attaccarlo”. Aveva ragione lui, aveva ragione l’avvocato Giulia Bongiorno, il fatto non sussiste. Dopo Open, Open Arms. E tanti altri assolti come Stefano Esposito. Aria nuova nei tribunali. Ci sono volute 24 udienze in questo caso, tre anni di processo e poi otto ore di camera di consiglio per sgomberare il campo dall’accusa di aver sequestrato una nave con 147 persone a bordo, reato del resto del tutto infondato, e del rifi uto di atti d’uffi cio.
Hanno avuto il coraggio, questi giudici, anche senza la separazione delle carriere, di dire coram populo che l’ex ministro dell’interno aveva avuto ragione a respingere la nave dell’ong spagnola Open Arms. Hanno avuto coraggio, pur sapendo che l’assoluzione piena dell’ex ministro dell’interno avrebbe probabilmente provocato troppe indigestioni nel mondo delle toghe. Matteo Salvini ha vinto. Hanno perso, insieme alle toghe più ideologiche, i suoi ex colleghi del Movimento Cinque Stelle, quelli che hanno deposto sul ceppo il collo del loro ministro, cioè di colui che pure aveva deciso insieme al presidente del consiglio Giuseppe Conte la linea politica sull’immigrazione, ma che poi si è ritrovato a essere il solo imputato al processo in attesa della mannaia.
Ora non stravincere
Ora è il caso che il leader della Lega stia attento a non voler stravincere. Per non creare problemi a Giorgia Meloni e anche a Antonio Tajani, che fino a ora gli sono stati vicini sul piano politico e personale in modo compatto. Ma soprattutto perché c’è sempre anche in agguato la reazione delle toghe e la loro capacità di far aprire al Csm una pratica a propria tutela, sempre nel nome, naturalmente, della loro autonomia e indipendenza. E questo potrebbe mettere in imbarazzo persino il presidente Mattarella.
Dalle 11:30 di ieri mattina i giudici della Seconda sezione penale del Tribunale di Palermo, presieduta da Roberto Murgia, erano entrati in Camera di consiglio. Alle spalle 5 anni di polemiche politiche, a partire da quel primo agosto 2019, quando tutto era iniziato. Il vicepremier Matteo Salvini ha sempre puntato sull’orgoglio di aver difeso il territorio e l’integrità dell’Italia; invece il 14 settembre la pm di Palermo, Marzia Sabella, gli ha imputato un “diniego consapevole e volontario che ha leso la libertà personale di 147 persone per nessuna, ma proprio nessuna apprezzabile ragione” e ha chiesto 6 anni di carcere per il leader della Lega per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.
Lo scontro politico Salvini-Open Arms
Così lo scontro è apparso proprio politico. E tale si mostra dal primo momento, nell’agosto del 2019, quando già scricchiola il governo gialloverde del presidente Giuseppe Conte in cui Salvini è ministro dell’Interno. Una maggioranza che sulla difesa dei confini e sulla lotta all’immigrazione clandestina è molto compatta, tanto che dalla bocca di un grillino (non di un leghista) esce l’espressione “taxi del mare” riferita alle Ong che raccolgono e trasportano clandestini verso le coste dell’Italia. La Open Arms, bandiera spagnola, è una di quelle. Quel giorno salva oltre un centinaio di persone e chiede immediatamente all’Italia un porto sicuro di attracco. Non alla Spagna, suo paese di appartenenza. Non a Tunisia, Malta o Francia, ma proprio e con sicurezza al paese dove un decreto del governo – come ricordano le immagini di Conte e Salvini che lo presentano in conferenza stampa con tanto di cartelli appoggiati sul petto – rivendica la difesa dei confini come programma elettorale.
La prima stranezza di un braccio di ferro che durerà 19 giorni è che abbia preso da subito la strada delle denunce e delle carte bollate. Sembra quasi che a bordo della nave spagnola ci sia un gruppo di avvocati che ben conoscono ogni anfratto di leggi e codici italiani, piuttosto che di generosi volontari addetti al salvataggio di migranti. Ricorsi su ricorsi. Nel frattempo sulla nave vengono attuati i primi soccorsi: due migranti e un loro parente vengono sbarcati per motivi di salute, mentre la Open Arms ne imbarca altri 39. Il 9 agosto i legali della Ong fanno ricorso al Tribunale dei minori per chiedere lo sbarco dei non ancora maggiorenni e contemporaneamente fanno partire la prima denuncia contro il governo.
Il 12 agosto il Tribunale di Palermo ordina lo sbarco dei minori, mentre la nave punta verso Lampedusa. Ci sarebbe ancora la possibilità di chiedere lo sbarco in altri paesi, ma la scelta pare sempre quella dell’Italia. A suon di carte bollate. Prima un ricorso al Tar del Lazio, poi un esposto alla Procura di Agrigento. E finalmente entra in scena direttamente la magistratura. Sarà il capo della procura di quella città, Luigi Patronaggio, a salire sulla nave personalmente per verificare le condizioni dei migranti e a parlare di “situazione esplosiva”, disponendo poi il sequestro della nave. Vengono fatte scendere le persone più fragili; ne rimangono a bordo 88.
Il reato assurdo di sequestro di persona
Sono passati 19 giorni e ormai si capisce che lo scontro politico sta coinvolgendo anche le toghe. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il suo capo di gabinetto Matteo Piantedosi vengono iscritti sul registro degli indagati. Quando le carte saranno trasmesse al Tribunale dei ministri, il solo indagato resterà Salvini. Da lì sarà tutto in discesa per l’accusa, per quanto assurdo appaia la contestazione del reato di sequestro di persona, dal momento che nessuno ha inchiodato al porto italiano di Lampedusa quella nave né ha trattenuto come prigionieri i migranti che erano a bordo. Piuttosto sarà il governo di Malta ad accusare quelli della Open Arms di “bighellonare per il Mediterraneo” in attesa di sferrare il colpo politico contro l’Italia. Ma saranno poi gli esponenti del Movimento 5 Stelle, con grande senso di coerenza e di lealtà, a consegnare Salvini alla magistratura e al processo quando le carte arriveranno in Senato per l’autorizzazione a procedere. Trasformandolo in prigioniero politico fino alla sentenza di ieri.
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