A scuola studenti e docenti potrebbero stare senza mascherina perché l’aria è 100% covid free. Succede all’Istituto comprensivo Santagata di Portici, in provincia di Napoli, dove il dirigente scolastico Nicola Di Muzio e il suo staff hanno lavorato alacremente per mettere su un sistema tecnologico che garantisce il totale abbattimento della carica batterica in tutti gli ambienti. Il sistema funziona ed è lo stesso utilizzato dalla Nasa nelle navicelle spaziali.

Ogni giorno nell’enorme complesso ci sono circa 1500 persone tra alunni di tutte le età e personale scolastico. Il 24 settembre quando è suonata la prima campanella dell’anno scolastico 2020/21 tutto era pronto, sicuro e sanificato: “Abbiamo rinunciato alle ferie a luglio e agosto per trovare una soluzione pratica al problema dei contagi una volta riaperte le scuole – racconta Di Muzio – Ho pensato di utilizzare i fondi Covid e ‘Scuola Bella’ che avevo a disposizione per istallare un sistema integrato di sicurezza che ci garantisse la ripartenza senza il rischio di contagi”.

Così è partita la ricerca di proposte valide, terminata con quella fatta da Salvatore Varapodio, Energy manager dell’ospedale pediatrico Santobono Pausylipon. “Abbiamo istallato in tutti gli ambienti della scuola dispositivi che consentono di conoscere la qualità dell’aria e segnalare se è necessario effettuare ricambi di aria – spiega l’ingegnere – inoltre in ogni stanza c’è un dispositivo uguale a quello utilizzato dalla Nasa che sanifica l’aria attraverso un processo di ossidazione fotogralitica che immette nell’aria perossido di idrogeno. Il vantaggio non è solo quello di sanificare l’aria dal coronavirus, ma renderla ancora più sana anche per altri tipi di virus e contro l’inquinamento: tutte le polveri sottili vengono filtrate riducendo anche altri rischi per la salute, dai virus alle allergie”.

All’ingresso dell’istituto una fitta e chiara segnaletica colorata predispone percorsi di ingresso e uscita che evita perfettamente l’assembramento. Una volta varcata la soglia c’è un tappetino intriso di disinfettante che igienizza le scarpe e il distributore del gel per le mani. Poi basta seguire la segnaletica per raggiungere le aule e ripassare il disinfettante sulle mani. Le persone che frequentano la scuola potrebbero tranquillamente abbassare le mascherine ma i banchi monoposto promessi dal Ministero non sono ancora arrivati. “Poi le norme anticovid per le scuole sono molto confusionarie e visto che la curva dei contagi si sta alzando le facciamo tenere a tutti per sicurezza, in attesa di avere norme più chiare”.

Altra particolarità è il “centro covid” interno alla scuola: una zona chiusa e pressurizzata con lo stesso sistema degli ospedali dove vengono portati gli studenti con i sintomi per isolarli perfettamente dal resto della scuola. “I genitori vengono a prendere i loro figli direttamente dall’esterno, senza dover mettere piede nell’istituto – spiega il preside – Se abbiamo un caso di positività, in un giorno siamo in grado di fare i tamponi a tutti gli allievi e docenti che hanno frequentato il contagiato e avere i risultati in giornata. Ci riusciamo grazie alla sinergia con il Comune e l’eccellenza dell’Istituto zooprofilattico. Così non solo gli alunni non perdono giorni di scuola inutilmente, ma non si bloccano intere famiglie”.

Tutta l’operazione è costata 100mila euro di fondi che la scuola aveva a disposizione come tutte le altre. “La maggior parte del finanziamento si chiama ‘Scuole belle’. Serviva per ritinteggiare le scuole e provvedere al verde. Onestamente non mi sembrava una priorità e così ho deciso di investire quei soldi in sicurezza. Infondo le scuole devono essere belle ma forse se sono anche sane è ancora meglio. È un investimento cospicuo ma che tuttavia è destinato a durare a lungo: la nostra scuola sarà sicura contro tanti virus che ogni anno colpiscono gli studenti”.

Il sistema è stato testato per questo primo mese di scuola ed ha già portato a buoni risultati: “Abbiamo avuto due casi conclamati – spiega il preside – che si sono contagiati all’esterno della scuola. Docenti e compagni di classe sono risultati tutti negativi. Questo ci conforta perché evidentemente tutto quello che abbiamo messo in campo è servito”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.