Il Festival di Sanremo 2025 promette spettacolo e tante sorprese. Lo conferma il pre-ascolto dei brani in gara a cui ilRiformista ha assistito. Arrivano così puntuali le pagelle e le analisi, ma bisogna considerare che le impressioni sono legate a delle variabili cruciali: si tratta solo del primo ascolto, e dunque le valutazioni potrebbero cambiare sia quando si prenderà familiarità con le canzoni sia in base alla qualità delle esibizioni dal vivo degli artisti. E quindi sul palco dell’Ariston tutto può cambiare.

Francesco Gabbani, “Viva la vita

Un vero e proprio inno alla vita: un invito a mettere da parte i nostri auto-complessi e la corsa frenetica al possesso materiale, a essere grati di essere vivi e di poter godere di ogni singolo momento della nostra esistenza. Se nel 2017 ci ha fatto scatenare con la sua profonda leggerezza di Occidentali’s Karma e nel 2020 ha portato la sua versione più sentimentale con Viceversa, quest’anno torna all’Ariston con un brano intimista e profondo. Basterà per prendersi il podio? Non è scontato, ma ha da giocarsi la carta della performance dal vivo. E attenzione, perché è un veterano. Voto: 7+

Clara, “Febbre

La temperatura riflette le nostre emozioni e le nostre giornate: sale e scende. A volte ci sentiamo inadatti di fronte a certe situazioni e addirittura crediamo di non meritarcele, ma il momento del riscatto arriverà e il sogno tanto inseguito può avverarsi. Il ritornello s’imparerà già al primo ascolto, ma ci si aspettava una novità rispetto a ciò che ha presentato lo scorso anno. Comunque funzionerà (e non poco). Voto: 7

Willie Peyote, “Grazie ma no grazie

Un modo gentile per risponde con un diniego, per rivendicare la propria libertà di pensiero con ironia. Racconta l’Italia con uno spirito sarcastico. Infatti strappa qualche risata, si diverte e fa divertire. E ci fa riflettere. Bonus per aver citato i Jalisse, ma pecca di poca spinta. Voto: 6.5

Noemi, “Se t’innamori muori

Una metafora per raccontare l’abbandono. Ma alla fine, quando sei convinto di aver dato tutto e di esserti speso, non hai nulla da recriminarti. Mahmood e Blanco sono stati due sarti: hanno ricamato un vestito che calza a pennello sulla voce di Noemi. Per cantarla dal vivo serviranno tanti polmoni. Voto: 7-

Lucio Corsi, “Volevo essere un duro

Spesso sogniamo qualcosa che magari non è poi così meglio di ciò che siamo. Il mondo ci vuole infallibili e inscalfibili, mentre siamo tutti sempre in bilico. In fondo basterebbe riscoprire noi stessi e accettarsi. Prova a strizzare l’occhio al di fuori della sua nicchia: tentativo apprezzabile, specialmente sul finale, ma che difficilmente verrà premiato. Voto: 6+

Rkomi, “Il ritmo delle cose

Il disordine va accettato, accolto e fatto nostro per dare un senso al tempo. Ma che bisogno c’è di storpiare la pronuncia delle vocali? L’attacco non si presenta benissimo, poi si fa più carino. Sul palco dovrà prendersi la scena, forse l’orchestra potrà aiutarlo. O rischia di non lasciare traccia. Voto: 5.5 

The Kolors, “Tu con chi fai l’amore?”

Che bella quella leggerezza che si prova nei momenti in cui alla guida c’è l’istinto e non la razionalità. Avete in mente i tormentoni alla Italodisco o alla Un ragazzo una ragazza? Bene, sarebbe stato bello assaporare qualcosa di diverso. E invece Stash e i suoi compagni di viaggio si presentano all’Ariston con una veste tutt’altro che nuova rispetto al loro percorso. Strizzando sempre l’occhiolino al ritornello-tormentone. Insomma, si torna sempre lì. Davvero un gran peccato. Voto: 5.5 

Rocco Hunt, “Mille vote ancora

Torna al Festival per riappropriarsi della sua identità di poeta urbano. Racconta la sua storia e quella della sua terra, ma possono rispecchiarsi anche tutte quelle persone che provano un sentimento di gratitudine e affetto per le proprie radici. Impossibile rinunciare al dialetto napoletano (non solo nel ritornello). Non aspettatevi il tormentone. Probabilmente non si classificherà tra i primi 5, ma almeno mostra un volto nuovo rispetto a quello d’estate per le spiagge. Voto: 6.5

Rose Villain, “Fuorilegge

Esplora i diversi lati dell’amore, i sentimenti viscerali che sono logoranti. Si desidera qualcosa così tanto da portarti a pensare che alla fine sarà qualcosa di sbagliato. Ma in fondo ti fa sentire vivo. E l’impressione è che al battito di mani a cui si fa spazio nel finale non seguirà una standing ovation. I dj delle discoteche ringraziano. Voto: 5.5 

Brunori Sas, “L’albero delle noci

La nascita può essere una rivoluzione carica di gioia e, al tempo stesso, una grande crisi. Il limbo tra l’essere genitore e il sentirsi ancora figlio presenta luci e ombre, inquietudini che possono creare anche un senso di inadeguatezza. Brunori esce dalla sua comfort zone e prova a rivolgersi al pubblico nazionalpopolare (difficile da conquistare). Certo, sempre lontano dalle logiche commerciali. Firma testo e musica. E si sente tutto. Forse con l’orchestra l’intensità sarà ancora maggiore. Voto: 6.5

Serena Brancale, “Anema e core

È un modo di vivere la quotidianità, uno stile di vita. Prendere a morsi qualsiasi esperienza, un’attitudine a godersi ogni singolo momento. E i ragazzi lo faranno certamente questa estate a bordo di un ottovolante o dell’autoscontro. I giostrai ringraziano. Voto: 5

Irama, “Lentamente

Una canzone cruda, che racchiude una verità senza illusioni. Piano piano l’amore si consuma da entrambe le parti. Un nuovo tentativo di ballad, nuove note lente. Certamente al di sotto di Ovunque sarai e Tu no. Sul finale si fa più interessante (e struggente), ma forse serviva qualcosa di più per lasciare il segno. Il pezzo chiude molto bene. Voto: 6.5

Marcella Bella, “Pelle diamante

Una canzone contemporanea, fatta per divertirsi ballando, che celebra le donne, la loro forza, la loro indipendenza, la loro determinazione. E rimarca come il diamante – oltre che prezioso – sia resistente a qualsiasi urto. Se l’esibizione sarà innovativa e coinvolgente, potrà togliersi qualche soddisfazione. Voto: 6+

Achille Lauro, “Incoscienti giovani

Tratto da una storia vera, nata ai bordi del Raccordo. Si rischia l’effetto cantilena, la garra dov’è? Non abbiate aspettative altissime, abbiamo sentito di meglio. Voto: 5.5

Elodie, “Dimenticarsi alle 7

Un brano molto visivo, deep house. Il ritmo è incalzante, cassa in quattro. E dal vivo potrebbe performarlo alla grande. La sensazione è che ascolto dopo ascolto potrebbe convincere sempre di più. Per ora è un . Voto: 6+ 

Tony Effe, “Damme ‘na mano

Il trapper sorprenderà e spiazzerà tutti. Il brano – personale e passionale – è dedicato a Roma, che però può essere identificata anche come una donna. Una sorta di richiesta di perdono rivolta alla Capitale, che ha lasciato da tempo per trasferirsi a Milano. Ma il pezzo per certi versi è scarico e non si presta a chissà quale interpretazione. Comunque ci sarà l’effetto novità. Voto: 6

Massimo Ranieri, “Tra le mani un cuore

Un brano lacerante, carico di bellezza e intensità, di grande impatto. Il cuore e le ferite sanguinano, ma la vicinanza e l’affetto riescono a rimarginare le ferite. E lancia un segnale importante: i rapporti possono riprendere o terminare in modo civile e umano. Più di qualche occhio sarà lucido. Piccola curiosità: tra i giornalisti è scattato l’applauso. Voto: 7

Sarah Toscano, “Amarcord

Ispirato al film di Fellini, il brano parla di nostalgia, del rivivere un’esperienza e un’emozione che però devono rimanere un ricordo. Preparatevi a ballare, ma tenete sotto mano anche il testo: le parole non si capiscono benissimo e il ritmo è serrato. Voto: 6+

Fedez, “Battito

Tanta intimità. Inizialmente sembra di trovarsi di fronte alla classica canzone d’amore, ma in realtà la figura femminile incarna la depressione. L’effetto dell’autotune rovinerà un messaggio così importante e sentito? Voto: 6.5

Coma_Cose, “Cuoricini

L’amore sotto l’aspetto della quotidianità, della convivenza, delle dinamiche di coppia. Sarà un’inondazione di cuoricini. Melodia simpatica, ma il ritornello rischia di scadere nel banale. S’imparerà facilmente a memoria. Voto: 6+ 

Giorgia, “La cura per me

Un viaggio interiore che si fa attraverso un sentimento profondo per qualcun altro e che richiede una crescita, una trasformazione. La voce viene fuori alla meraviglia, finale da brividi. Voto: 7,5

Olly, “Balorda nostalgia

La nostalgia fa male, la mancanza provoca dolore, ma alla fine arriva una sorta di liberazione generale. La voglia di voler tornare a qualcosa di estremamente coinvolgente, però il percorso è pieno di ostacoli e dunque non resta che un’amara considerazione: è stato bello comunque. Forse la canzone più sanremese di tutte. Può essere la vera sorpresa. Voto: 7+

Simone Cristicchi, “Quando sarai piccola

Indaga il rapporto tra genitori e figli, sul momento in cui i due ruoli si sovrappongono fino a ribaltarsi completamente. Arriva un punto in cui si diventa genitori dei propri genitori, e bisogna restituire tutto l’amore che da piccoli loro ci hanno regalato. Molto toccante, ogni parola merita di essere ascoltata. Anche per lui applausi da parte della stampa. Voto: 7-

Emis Killa, “Demoni

Nella storia d’amore tra un ragazzo e una ragazza c’è una colonna portante: la chimica che si prende la scena in una notte. Il pezzo parte bene e promette ancora meglio. E infatti è (e sarà) così. Voto: 7

Joan Thiele, “Eco

Il messaggio arriva chiaro: bisogna difendere le proprie idee e attraversarle senza alcun tipo di paura. Riuscire a comprendere l’importanza di un pensiero e difenderlo. Il brano è molto interessante e ha tutte le carte in regola per fare un figurone nell’esecuzione dal vivo. Voto: 7-

Modà, “Non ti dimentico

I Romantici sono tornati con una canzone in pieno stile Modà, con un messaggio d’amore e di coraggio. Chi di noi non ha qualcuno che non scorderà mai? Nel cuore ci sarà sempre spazio per una persona speciale, ma la determinazione di andare avanti è fondamentale per non cadere nella tristezza. Voto: 6.5

Gaia, “Chiamo io chiami tu

Avete presente quella classica indecisione, tipica giovanile, che ci blocca fino a logorarci dentro? Ecco, Gaia descrive tutto ciò riuscendo però a rendere tutto più leggero con una melodia che farà ballare. Peccato ci sia un’abbondanza di Chiamo io chiami tu, Chiamo io chiami tu, Chiamo io chiami tu, Chiamo io chiami tu. E spegnete ‘sto telefono… Voto: 6

Bresh, “La tana del granchio

Un luogo misterioso che svela i suoi segreti nelle varie strofe del brano, uno scatto d’orgoglio per la libertà. La sua firma si sente tutta, il timbro arricchisce il brano. Ma lo sento non mi dai due lire, canta. E invece due lire le merita perché, ascolto dopo ascolto, potrebbe crescere. Voto: 6.5

Francesca Michielin, “Fango in paradiso” 

Domina la sofferenza per una storia che è finita o che comunque sta finendo. Gli archi renderanno il tutto ancora più intimo e profondo. Voto: 7-

Shablo feat. Gue, Joshua e Tormento, “La mia parola

Quattro voci, quattro generazioni, una fusione di tanti generi e influenze, dalla musica afro al jazz passando per il black. Il risultato del quartetto urban è una fusione, un incontro divertente. Anche qui, però, date un occhio al testo per comprendere le parole. P.S. L’attacco di Gue è sempre da fuoriclasse. Voto: 6.5