Il caso
Santanchè, il cambio di avvocato e l’udienza saltata. La via in salita che porta alle dimissioni

Nuovo avvincente capitolo – ça va sans dire – nella saga giudiziaria e politica che vede coinvolta la ministra per il Turismo, Daniela Santanchè, più propriamente detta la Pitonessa, nelle vicende che riguardano i vari filoni processuali connessi alle sue attività imprenditoriali. Quest’oggi, infatti, era prevista l’udienza nel processo a suo carico per una presunta truffa aggravata ai danni dell’Inps per la Cassa Covid; udienza che al di là della vicenda giudiziaria – tutti sono innocenti fino alla condanna in via definitiva – doveva segnare anche un netto spartiacque in quella politica. Un destino politico affidato alla decisone della gup Tiziana Gueli che però oggi non conosceremo, poiché la ministra ha deciso di sostituire un componente del suo collegio difensivo al termine dell’udienza preliminare.
L’opzione dimissioni
In caso di mancato proscioglimento e quindi di rinvio a giudizio, Santanchè avrebbe dovuto affrontare in salita la via che porta a Palazzo Chigi per presentare le sue dimissioni a Giorgia Meloni. Una via che sembrava già tracciata e che ora subirà uno slittamento: se da una parte consente alla difesa sia giudiziaria che politica di guadagnare tempo, dall’altra mantiene viva nel governo una vicenda che rappresenta per molti una vera bomba a orologeria pronta a esplodere, ma soprattutto a creare imbarazzi. Condizione poco gradita alla presidente del Consiglio e a Fratelli d’Italia. Il partito – di cui Santanchè è figura non di secondo piano – non ha mancato mai di far notare un certo distacco dalla vicenda, una netta non condivisone della strenua posizione barricadera della ministra e soprattutto delle svariate uscite con la stampa. Sempre la ministra sembrava voler consegnare la pietra rovente delle sue dimissioni nelle mani di Meloni, chiamata così al ruolo di giudice e giuria sul destino politico di Santanchè, poco incline a un gesto che molti invocavano come di responsabilità istituzionale sia per il ruolo ricoperto nell’esecutivo sia verso il partito, esposto agli attacchi delle opposizioni sul caso.
La posizione
Lo stesso capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Galeazzo Bignami, ha voluto puntualizzare: “Non so se è confermata l’udienza domani, ma cambia poco. Noi riteniamo – come ha detto il ministro stesso quando è venuto in Aula – che nel momento in cui ci dovesse essere un rinvio si arriverebbe a una presa d’atto della necessità di rilasciare l’incarico non perché stia governando male il turismo – dove anzi abbiamo dati assolutamente premianti – ma per garantire a lei la possibilità di difendersi nel modo più sereno possibile”. Una posizione che va in due direzioni: la tutela legittima dell’imputato e quella dell’esecutivo da questioni che riguardano condotte personali e professionali, e che non toccano né il ruolo politico di Santanchè come figura di partito né tantomeno come ministro del Turismo.
Lo slittamento
Ora la richiesta del neo subentrato legale di “termini a difesa” per studiare il procedimento sulla truffa aggravata potrebbe portare allo slittamento, e dunque al prolungamento di una vicenda in cui – ad oggi – non si riesce a porre un punto fermo di natura politica. La decisione resta nelle mani della gup Gueli, che potrebbe accogliere la richiesta della difesa ma – nel pieno della propria discrezionalità – potrebbe anche concederlo ad horas, o comunque non posporlo oltre il 31 di marzo. Data in cui la stessa Gueli dovrebbe definitivamente passare a nuovo incarico, pur potendo rimanere applicata al gip per definire il procedimento.
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