Sugli atti di indagine del Qatargate è ancora nebbia fitta. Non ci sono fattispecie evidenziate oltre a una generica indicazione sul fascicolo visto dagli avvocati di Pier Antonio Panzeri: “Corruzione, riciclaggio, favoreggiamenti”. Un procedimento incardinato nel diritto penale belga – che non conosce, per dire, il traffico di influenze – e di cui devono ancora essere definiti i tratti, verificato il perimetro. Mentre per i giornali la condanna mediatica è già pronunciata, ed è quasi diventata inappellabile quella del tribunale della rete, l’accertamento dei fatti langue e tutte le ricerche degli inquirenti sono concentrate sul rinvenimento di somme di denaro in contante.

Seicentomila euro nel residence di Bruxelles dove vive l’ex eurodeputato Pd Panzeri, 17 mila euro quelli rinvenuti domenica nel corso della perquisizione nell’abitazione italiana dell’indagato. La somma risultava nella disponibilità della moglie, Maria Dolores Colleoni e della figlia Silvia Panzeri. Ed entrambe rischiano di essere risucchiate in una inchiesta vorticosa, una eurotangentopoli ancora senza capo né coda, in primo luogo ai giudici della Corte d’Appello di Brescia, che settimana prossima si esprimeranno sulla richiesta di consegna inoltrata dal Belgio nei loro confronti. In casa di Francesco Giorgi, ad Abbiategrasso, provincia di Milano, sono stati sequestrati circa 20 mila euro in contanti.

Nei primi interrogatori effettuati dall’Ufficio Centrale per la repressione della corruzione, uno delle quattro persone imputate per il caso Qatargate ha parlato a lungo con gli inquirenti belgi. Secondo fonti informate si tratterebbe proprio di Giorgi, compagno dell’ex vicepresidente dell’Eurocamera Eva Kaili. La Procura belga, interpellata a riguardo, non ha smentito la ricostruzione. Secondo la stampa belga – che non cita nome e cognome – una delle quattro persone interrogate avrebbe fatto il nome dell’eurodeputato socialista Marc Tarabella. Ma le accuse rimangono generiche: “Corruzione, favoreggiamenti, riciclaggio”. Accusare di tutto è accusare di niente, avvertiva Leonardo Sciascia. È certamente una storia in cui si fatica a capire quale vantaggio l’eventuale corruttore, il Qatar, avrebbe tratto dall’ipotetica corruzione. I mondiali di calcio sono stati assegnati nel lontano 2009, e il Parlamento europeo non ha avuto alcun ruolo.

I protocolli di interscambio tra l’Ue e il piccolo stato del golfo persico sono irrilevanti. Se il tema era “convincere degli europarlamentari a parlare bene del Qatar”, come scrive la stampa belga, si fatica a capire in quali forme la condotta illecita si sarebbe realizzata. La greca Eva Kaili ha effettivamente preso la parola più volte per sostenere i passi avanti fatti da Doha nel riconoscere qualche diritto sindacale in più ai lavoratori dell’emirato qatarino. Sembra che proprio in forza di questa indebita simpatia ieri il Parlamento europeo, quasi all’unanimità (625 a favore, un contrario e due astenuti), ha votato la decisione della Conferenza dei presidenti di revocarle l’incarico di vicepresidente. Ora l’Eurocamera dovrà votare un successore. Da Atene parla l’avvocato dell’ex vicepresidente, Michalis Dimitrakopoulos: fa sapere che Eva Kaili si dichiara “innocente”’, “non ha niente a che fare con finanziamenti dal Qatar. Questa è la sua posizione. Espressamente e categoricamente”, ha aggiunto, “non ho idea se sia stato trovato del denaro e quanto ne sia stato effettivamente trovato”.

Domani ci sarà la decisione sulla custodia cautelare di Kaili, mentre “non sono state imposte condizioni restrittive al padre della signora Kaili ed è libero se vuole tornare in Grecia”, ha spiegato Dimitrakopoulos. Il compagno dell’eurodeputata greca, Giorgi, è nelle mani degli inquirenti a Bruxelles dove viene ricostruita la rete delle sue collaborazioni parlamentari. Il Pd ha preso le distanze dal giovane dirigente, che in passato aveva avuto incarichi in Lombardia, e lo ha sospeso. Come sempre avviene quando si viene raggiunti da avviso di garanzia, ecco l’automatismo del Comitato dei garanti. “Siamo profondamente turbati per le notizie di indagini e fermi avvenuti ieri a Bruxelles in una operazione relativa a presunti episodi di corruzione operati dalle autorità del Qatar. Sosteniamo pienamente il lavoro della magistratura e delle autorità inquirenti belghe. Sulle gravi ipotesi accusatorie deve essere fatta piena luce nel più breve tempo possibile con la massima trasparenza. Condanniamo con fermezza ogni forma di corruzione e ogni tentativo di condizionare l’indipendenza dell’Europarlamento e di tutte le istituzioni europee”, ha reso noto l’ufficio stampa del Nazareno.

Anche l’eurodeputato belga Marc Tarabella è stato sospeso dal Partito socialista belgaper il tempo che richiederà l’inchiesta sulla presunta corruzione”. Lo stigma che riguarda tutti i rapporti con i qatarini ha portato in serata anche alla sospensione del gruppo parlamentare di amicizia Ue-Qatar: il suo presidente, lo spagnolo Jose Ramon Bauza, ha annunciato la sospensione del gruppo – di cui fanno parlate tredici eurodeputati delle varie formazioni – in seguito a quanto emerso sullo scandalo Qatargate. La decisione è stata presa “alla luce dei gravissimi avvenimenti degli ultimi giorni, e in attesa che si vada a fondo della questione”, ha fatto sapere l’esponente del partito centrista Ciudadanos e del gruppo Renew Europe. Bauza, pur non essendo indagato, ha dovuto smentire di avere un rapporto privilegiato con Doha. “Ho difeso al Parlamento europeo i progressi del Qatar che sono una buona notizia per il Medio Oriente. Ci ho creduto e ci credo”, ha dichiarato Bauza. La Delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con la Penisola araba (Darp) ha annullato il viaggio in Qatar previsto per il prossimo febbraio.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.