Onorevole Anzaldi, a “Non è l’arena” ha parlato per la prima volta il medico curante di Scanzi e ha smentito la versione del giornalista. Che ne pensa?
“Sul caso Scanzi l’informazione e il giornalismo sono arrivati da una tv commerciale come La7. Ancora una volta la Rai ne esce malissimo. Con l’ennesimo scoop che ha visto l’inviata di ‘Non è l’Arena’ riuscire ad intervistare per la prima volta il medico di Scanzi, che ha smentito totalmente la versione del giornalista del Fatto, Giletti ha fatto servizio pubblico e soprattutto ha dato una lezione di giornalismo, permettendo ai cittadini di sentire direttamente le dichiarazioni dei protagonisti di questa vicenda e farsi quindi liberamente un’idea di come siano andate le cose”.

Perché dice che la Rai ne esce male?
“Mentre La7 ha fatto informazione, su Scanzi la Rai non soltanto non ha fatto il suo lavoro di verifica, ma ha addirittura dato a Scanzi il palcoscenico della prima serata Rai per presentarlo come un modello e fargli ripetere senza contraddittorio la sua claudicante versione, poi smentita dal medico curante e dal direttore della Asl intervistati da La7. Per interrompere le ospitate a pagamento di Scanzi, vista l’evidente inopportunità di questa vicenda, è addirittura dovuto intervenire il Comitato Etico, altrimenti Cartabianca sarebbe andata avanti come nulla fosse. La7, invece, aveva interrotto da subito le ospitate. Da questo caso arriva l’ennesima conferma che bisogna ridurre il canone alla Rai”.

Che intende dire?
“Come ho avuto modo di proporre anche in un’intervista a Radio Radicale, credo che sia arrivato il momento di rivedere il metodo di distribuzione del canone. Se la Rai non fa più servizio pubblico, si metta a gara una parte del canone e si permetta alle tv private di concorrere, dando missioni specifiche. Ad esempio sull’informazione: se la Rai non è più in grado di proporre informazione pluralista e giornalismo rigoroso, si dia il canone a chi si dimostra in grado di farlo”.

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