Elly Schlein vorrebbe candidarsi capolista alle europee in tutte e cinque le circoscrizioni. Ma ormai è la sola a pensarla così. Il dibattito sulla discesa in campo della segretaria alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo ci restituisce l’immagine di una leadership sempre più isolata all’interno del Pd. La notizia è che Schlein non ha più un gruppo di fedelissimi. O forse non lo ha mai avuto. La dimostrazione, appunto, sta nel posizionamento delle varie correnti dem sull’ipotesi di una corsa della segretaria. “Forse solo Boccia ormai le dice di candidarsi, ma nemmeno Furfaro e Ruotolo si possono considerare come vicini a Schlein”, dice a Il Riformista un deputato del Pd di prima fascia. La situazione è quella di una segretaria con la valigia in mano, barricata al Nazareno con un gruppetto di consiglieri. Un cerchio magico che è sempre più stretto.

Schelin e il bunker Nazareno: tanti no alla candidatura-spot

È ancora una fonte dem a raccontare a taccuini chiusi la solitudine di Schlein: “Lei si confronta e si fida solo di tre o quattro persone del suo Staff, nessun politico, parla soltanto con pochi dei suoi collaboratori”. Le voci del Nazareno descrivono una segretaria nel bunker. Altro che la truppa dei “quarantenni” che erano pronti a rivoltare il Pd come un calzino. Stando alle voci che filtrano dal Pd, l’unico esponente politico che si può considerare “davvero leale e vicino a Schlein” è la coordinatrice della segreteria nazionale Marta Bonafoni, consigliera regionale del Lazio. Per rendersi conto dell’isolamento della leader del Pd basta guardare le ultime prese di posizione sulla sua candidatura alle elezioni europee. L’ultima? Quella di un altro insospettabile, Pierluigi Bersani. L’ex segretario dem stronca le ambizioni della segretaria. “Deve valere il principio di coerenza, se ti candidi poi vai a Bruxelles”, ha detto martedì Bersani.

Schlein e l’ipotesi esilio dorato a Bruxelles per il post-segretaria 

Eppure la segretaria sembra intenzionata comunque a misurarsi con la sfida. Tocca vedere soltanto con quali modalità. Una possibilità è una candidatura in una sola circoscrizione anziché in tutte e cinque. Il che vuole dire che addirittura Schlein potrebbe rimanerci per davvero a Bruxelles. Una posizione che trova sempre più sponde all’interno del Pd. Con le malelingue che sussurrano: “È un modo per allontanarla da Roma nel momento in cui finirà la sua esperienza come segretaria”. Un esilio dorato. Ma, dicevamo, colpisce l’isolamento politico di Schlein. “Anche Orlando e Franceschini non vogliono che si candidi in tutte e cinque le circoscrizioni”. Ma a pesare più di tutti è stata la bocciatura di Romano Prodi, che pure mesi fa aveva benedetto il nuovo corso incarnato dalla deputata italo-svizzera-statunitense, ritagliandosi il ruolo di consigliere e padre putativo politico della leader. Assicurano dal Pd che “il no di Prodi alla candidatura è stato una botta bruttissima per Schlein, lei non se lo aspettava”.

Per non parlare dei no che arrivano dal fronte che al congresso ha sostenuto Stefano Bonaccini. Il governatore dell’Emilia Romagna ha stoppato di nuovo le pretese di Schlein. “Elly Schlein non ha bisogno dei miei consigli, se si vuole candidare è la leader del partito, ha tutto il diritto di farlo”, è la premessa di rito del presidente del Pd. Poi la stoccata: “Ho già detto, nei giorni scorsi, cosa penso, cioè che, a mio parere, l’idea della capolista in cinque circoscrizioni non attiene alla nostra storia e alla nostra cultura da un punto di vista di una grande forza democratica che ha un vantaggio rispetto alle altre, che è quello che può parlare di Europa con più cognizione di causa”. Bocciata.

A ciò si aggiungono le fibrillazioni sulla politica estera. I riformisti non vogliono che alla Camera, sulla mozione sulla guerra in Medio Oriente, sia espressa a chiare lettere la richiesta del riconoscimento di una Stato di Palestina indipendente. Ma anche la linea pacifista sull’Ucraina è sotto accusa. Senza dimenticare le ultime tensioni interne sui temi etici. Con il botta e risposta tra Schlein e l’ex ministro Lorenzo Guerini sul fine vita. Elly traballa.