Associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, cessione e detenzione ai fini di spaccio, tentato omicidio, lesioni, tortura, sequestro di persona, estorsione e incendio, nonché detenzione illegale e commercio di armi da sparo. Queste le accuse nei confronti di quattordici persone, arrestate nella mattinata di oggi 17 maggio dai Carabinieri del Comando Provinciale di Roma su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma. Sei sono state condotte in carcere, mentre altre otto si trovano ai domiciliari.

L’indagine

Il provvedimento cautelare si basa sulle indagini, condotte nel periodo 2018-2019, dal Nucleo Investigativo di via in Selci. Gli investigatori hanno raccolto elementi gravemente indiziari in merito all’esistenza di un’organizzazione criminale dedita al traffico di stupefacenti di tipo hashish particolarmente attiva nel quartiere La Rustica di Roma.

L’indagine è partita dopo il ferimento di un uomo, avvenuto il 17.11.2017, proprio in questo quartiere periferico della Capitale: episodio che ha permesso di scoprire l’autore dell’aggressione e anche il movente. Il pregiudicato Daniele Carlomosti aveva infatti sparato al fratello Simone in seguito ai contrasti nati per la gestione delle varie attività illecite, che avevano portato ad altri atti intimidatori- come incendi, colpi d’arma da fuco contro veicoli e appartamenti, gambizzazioni- prima del tentato omicidio. Daniele Carlomosti aveva sparato con una calibro 7,65 dal balcone della sua abitazione, non riuscendo a uccidere il fratello solo per puro caso.

Gli approfondimenti dell’indagine hanno poi portato alla luce ulteriori indizi sul ruolo di comando ricoperto dell’indagato nell’organizzazione, che coordinava le attività illecite dal suo appartamento e portava avanti violenti atti intimidatori pur di acquisire l’egemonia.

In particolare le investigazioni, condotte mediante intercettazioni e pedinamento, hanno potuto documentare non solo le fasi di un acquisto di circa 1000 kg di hashish dal Marocco, da trasportare prima in Spagna e poi in Italia (carico intercettato dalla polizia marocchina); ma anche il sequestro di persona a scopo estorsivo e le torture subite da un uomo, moroso per un debito di 64.000 euro per una partita di stupefacenti non pagata. La vittima era stata spogliata, legata e costretta a subire violenze psicologiche e fisiche per circa 6 ore all’interno di un appartamento rivestito con teli in plastica, in modo da non lasciare tracce di sangue.

I malviventi, inoltre, pestavano e minacciavano chi non rispettava i pagamenti. Uno di loro, nel mese di dicembre 2018, era stato costretto a consegnare due orologi di pregio e un veicolo per estinguere il debito

“Quelli so’ brutti forte”

Figure di spicco nell’organizzazione criminale erano anche la moglie e la zia di Daniele Carlomosti. La prima si occupava soprattutto di gestire problematiche logistiche. Come, ad esempio, la custodia delle chiavi dei locali dove venivano stoccati gli ingenti quantitativi di droga prima di essere smistati.

A conferma della ‘caratura criminale’ di Carlomosti, dal contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare ‘Mondo di Mezzo’ è emerso il rapporto con Massimo Carminati, che a un suo interlocutore aveva sottolineato: “Quelli so’ brutti forti compà”. Nel corso delle indagini svolte dai Carabinieri si è proceduto all’arresto in flagranza di reato di 7 persone per spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti, con il conseguente sequestro di complessivi kg. 11,400 di hashish.