Il parere
Spot Esselunga è il mondo con la sua varietà: rassegnatevi, sarà una pesca a seppellirvi

Nel Si&No del Riformista spazio allo spot dell’Esselunga e alle polemiche che ha suscitato la storia della famiglia separata con la bambina che cerca di ricongiungere i genitori con l’acquisto di una pesca. Favorevole allo spot lo scrittore Andrea Venanzoni, secondo cui nella pubblicità “è solo il mondo con la sua varietà, rassegnatevi, sarà una pesca a seppellirvi”. Contraria Vladimir Luxuria. L’ex parlamentare considera “velenoso” il messaggio lanciato dallo spot dell’Esselunga. Un messaggio che fa male a tutti i genitori“.
Qui il commento di Andrea Venanzoni:
Siamo passati da ‘I dieci giorni che sconvolsero il mondo’, il volume di John Reed sulla Rivoluzione d’ottobre, ai ‘due minuti che hanno sconvolto la Rete’, lo spot di Esselunga che ha incrinato le già fragili certezze di tutti gli indignati in servizio permanente che presidiano gli anfratti più nebulosi del dibattito politico e culturale, i quali se ne sono andati, letteralmente, in frantumi davanti la storia di Emma e della sua pesca.
Quella che è semplicemente, linearmente, una garbata storia che veicola un suo messaggio, prima di tutto promozionale, è diventata, nel coro polifonico dei commentatori, un attacco ai diritti, un affronto, una esibizione muscolare reazionaria.
Decostruzionisti, divenuti celebri e istituzionalmente rispettati per aver dimostrato come esista la libertà di essere riconosciuti dallo Stato e di identificarsi quali armadilli o lemuri, verranno a parlarvi di quanto biecamente conservatrice sia quella pesca e di quanto intrinsecamente malvagia sia la bambina.
Poltergeist retrivo che cerca, con il suo nostalgismo magari clericale, di incrinare la sacrosanta autodeterminazione divorzile, e giù di sberleffi e preoccupazione e linguaggi da collettivo maoista anni Settanta.
Gente uscita frettolosamente fuori dal suo baccello da Politburo coi capelli fucsia si azzarda in languide e verbose disamine per dimostrarci quanto scorretto, sbagliato, intrinsecamente violento questo spot sia, perché osa narrare una storia, una storia in cui appaiono soltanto un uomo, una donna, una bambina e una pesca. E un supermercato, già.
Sceneggiato dal Generale Vannacci, penseranno gli indignati che con orrore analizzano ogni singolo fotogramma nemmeno fosse Il Settimo Sigillo di Ingmar Bergman, perché è incredibile, incredibile e indegno, che uno spot di un supermercato osi addirittura parlare di acquisti in un supermercato, e non magari di un musicista eroinomane di colore che tra un’orgia e l’altra combatta per i diritti della comunità transgender, e cerchi di vendervi una auto elettrica, come potrebbe andare di moda in una campagna pubblicitaria di una marca di scarpe da ginnastica.
Non posso che essere favorevole, graniticamente favorevole a uno spot che in due soli minuti sconvolge una parte di opinione pubblica, fa montare un caso politico, diventa fenomeno culturale, con spirito pour épater le bourgeois nonostante non volesse sconvolgere proprio nessuno, limpidamente mette a nudo la strutturale ipocrisia di una parte che vorrebbe spot insensati di qualunque ordine e grado e respinge l’indignazione altrui come bieco oscurantismo e poi pratica la medesima indignazione per una storia del genere.
Esiste anche questo mondo. Che no, non è il mondo al contrario.
E’ semplicemente il mondo, con la sua varietà, le sue famiglie occidentali composte da una mamma, un papà e una bambina, famiglie che a volte si separano e che i figli vorrebbero veder riconciliarsi, nella loro scomoda e sovente dolorosa posizione.
Invece no, tutti figli felicissimi, contentissimi, gioiosissimi di coppie separate, divorziate, meno male che si sono lasciati mamma e papà, ma che scherzi.
I Generali Vannacci, santa pace, ve li meritate, li costruite voi, generando queste polemiche del tutto insensate su quello che è e rimane uno spot con un suo messaggio, totalmente scevro di qualunque violenza e di qualunque esagerazione.
Prendiamone atto: viviamo ormai in un’epoca nella quale la mancanza di violenza, di oscurità, di opacità viene presa essa stessa per violenza. La violenza stigmatizzata, a parole, da chi adesso sputa fiele in preda a grande isteria su mamma, papà, bambina e pesca.
La rivolta contro il mondo moderno passa per la pesca di Emma? A questo davvero siamo arrivati?
Siamo giunti infine nel ventre di un momento storico che similmente all’Atto III dell’Amleto shakespeariano vede la virtù inginocchiata ai piedi del vizio, intenta a chiedergli il permesso di fargli del bene.
Un’epoca di melassa, in cui una narrazione lineare, senza sbavature, senza eccessi di retorica o spirito di conflitto, che ci mostra uno spaccato di vita quotidiana e un guizzo malinconico finale, in quella piccola epifania rappresentata da una pesca è vissuta, percepita, sentita fin nel midollo come una aggressione ai diritti.
Rassegnatevi: sarà una pesca a seppellirvi.
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