Un problema “grave”, lo definisce Roberto Burioni, che mette a rischio l’impiego in Europa e in Italia. Il vaccino russo Sputnik è stato bocciato da Anvisa, l’autorità sanitaria del Brasile: il consiglio di amministrazione ha infatti votato all’unanimità per respingere la richiesta di nove stati brasiliani che avevano proposto di importare e utilizzare il siero russo.

Nel mirino, oltre alla ormai nota mancanza di documentazione da parte della Russia, anche una seconda problematica di peso. L’agenzia sanitaria brasiliana ritiene infatti che il vaccino russo possa essere pericoloso per la salute. In tutti i campioni esaminati da Anvisa sono state identificate nel vaccino particelle virali ancora in grado di replicarsi.

Basandosi su una ‘tecnologia’ fondata sul vettore virale adenovirus il vaccino Sputnik, così come quello di AstraZeneca e Jonhson & Johnson, utilizza quest’ultimo per trasportare nell’organismo il materiale genetico del coronavirus: così il sistema immunitario impara a riconoscerlo senza dover affrontare una vera infezione, con i rischi che ne conseguono.

Nel caso di Sputnik, segnala l’autorità sanitaria brasiliana, l’adenovirus non è inattivato, come aveva dichiarato nelle documentazioni fornite ad Anvisa l’istituto russo Gamaleya che si è occupato dello sviluppo di Sputnik.

Gustavo Mendes, tra i responsabili dell’autorità di Brasilia, ha spiegato infatti che “tra le criticità emerse c’era la presenza di adenovirus in grado di replicarsi. Ciò significa che il virus che dovrebbe essere utilizzato solamente per trasportare il materiale genetico del coronavirus nelle cellule umane per promuovere una risposta immunitaria può anche replicarsi. È una seria questione di non conformità. La capacità di replicarsi dell’adenovirus è stata riscontrata in tutti i lotti del vaccino Sputnik V ricevuti”.

La clamorosa bocciatura brasiliana ha provocato l’immediata reazione russa. Il fondo per gli investimenti RDIF, che ha finanziato lo sviluppo di Sputnik, ha definito la scelta di Anvisa come “politica”, influenza dagli Stati Uniti. “L’Istituto Gamaleya, che si occupa dei severi controlli di qualità in tutti i siti di produzione di Sputnik V, ha confermato di non avere mai rilevato adenovirus in grado di replicarsi in nessuno dei lotti del vaccino finora prodotti”, ha sottolineato una nota del fondo russo.

Una notizia che in Italia non farà piacere ai principali “sponsor” del vaccino russo. In testa ovviamente il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che da settimane sta ‘bombardando’ l’esecutivo Draghi e l’Aifa, pressando per una approvazione rapida di Sputnik in Italia. L’ex sindaco sceriffo di Salerno aveva anche firmato una sorta di pre-contratto con il fondo russo RDIF per ottenere 3,5 milioni di dosi subito dopo l’approvazione di Ema e Aifa, attaccando l’Italia che sul vaccino russo “dorme in piedi”.

A fare compagnia in Italia nella campagna pro-Sputnik anche la Regione Lazio, tramite l’assessore regionale alla Sanità D’Amato che parla di “grande interesse” e di “contatti con imprenditori laziali xhe sarebbero disposti anche a produrlo in loco”, e l’Istituto Spallanzani di Roma.

Compatta per un arrivo celere di Sputnik in Italia anche la Lega, con Matteo Salvini che a più riprese ha chiesto all’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali, di accelerare sull’approvazione del siero russo.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia