Quando sono nato, l’Italia entrava in guerra con vergogna: attaccando la Francia già arresa ai tedeschi e i francesi ci chiamarono Maramaldi. Inoltre, i francesi all’inizio sulle alpi liguri ci fecero neri e rievocare i primi anni di questa storia e della mia vita è stato poco coinvolgente. Ma con il 1955 la faccenda cambia. Come tutti i quindicenni ero sempre innamorato. Non si andava a vere feste, non parliamo di dormire a casa di amici e quanto alle femmine il loro atteggiamento d’ordinanza era lo stupore. Noi non avevamo coraggio e loro avevano una paura dannata di tutto: della verginità, della gravidanza, malattie, reazioni paterne, matrimoni forzati, non c’era la pillola e non tutte usavano l’assorbente restando sotto il controllo ciclico matriarcale. Ma c’erano i Platters. C’era Pat Bone. C’era il primo Modugno. Noi balli sulla mattonella, si concentravano le digressioni negli angoli strategici di casa. Il giradischi e il Juke-box, la magica scatola luminosa dove i dischi scendevano e le ragazze si stringevano al collo e fra un bacio e una lacrima saliva una disperazione.

Era arrivata la Seicento e dunque il sesso in macchina era finalmente possibile, se solo riuscivi a non far partecipare la leva del cambio. Nel 1955 esplose la libertà: arrivò il Rock’n Roll e l’indumento che non sarebbe mai più tramontato: il blue-jeans nella sua versione scorticante, colore unico e tessuto unico, risvolti alti fini, cuciture rosse enormi. Il Rock’n Roll esplose nei cinema quando la gente abbandonava le scomode poltroncine di legno e si metteva a ballare nei corridoi. La chiesa di sua santità Eugenio Pacelli era preoccupatissima: l’americanismo ormai entrava da tutte le fessure della vita tradizionale e della fina modestia italiana, i manifesti mostravano baci prossimi all’orgasmo e ballavamo per strada e con le donne potevi persino accennare al problema sessuale senza beccarti un ceffone e nasceva dopo la Vespa anche la Lambretta e si scriveva con la Olivetti che era il sogno di ogni studente, a rate, mille lire al mese. Gli inglesi si lamentano: noi abbiamo inventato lo scooter e gli italiani se ne sono appropriati.

Gli italiani si appropriavano di tutto, inventavano tutto, erano dei draghi, non lamentosi come oggi. Nasceva l’auto Bianchi con la Bianchina, la nostra risposta alla Deux Cheveaux Citroen, meno adatta all’amore, ti saluto la posizione del missionario. Ma con la Seicento parte l’intera famiglia sui primi tratti dell’Autostrada del Sole, vanno a ruba i tavoli da picnic e si sfornano lasagne domenicali. In compenso, chiude la produzione della Cinquecento giardinetta, minuscola imitazione del caravan americano, in cui entravano anche sei persone, purché due nel bagagliaio. Il primo Rock’n Roll era un’estensione del boogie-woogie, e provocò una reazione conservatrice di tutte le Nille Pizzi e i Cinico Angelini, con la riscossa terrificante di “Son tutte belle le mamme del mondo quando il lor bimbo stringono al cuor” e poi milioni di canzoncine innocue, ma rimate, dall’arietta innocente, orecchiabili e cretine fra strazi gioiosi come Piripicchio e Pitricicchio e l’infernale barca che tornò sola come la cavallina storna, perché tre fratelli avevano dato la loro vita per salvare una bella bionda.

La poetica italiana per italiani è da asilo infantile, da asilo senile, da allegro convento, e intanto si inaugura a cavolo un frammento della metropolitana di Roma. In politica, si manda al Quirinale il bell’uomo Giovanni Gronchi, democristiano di sinistra con i voti dei neofascisti, ciò che avrà conseguenze nel 1960. Viene emesso un francobollo sbagliato, il famoso “Gronchi Rosa” che pochi fortunati si contenderanno. Si avverte nell’aria l’impressione che l’Italia “vada a sinistra” perché Gronchi è di sinistra insieme al fido Fernando Tambroni, uno che provocherà un disastro nel luglio del 1960. Il festival di Sanremo si trasmette, ma in differita: dopo il varietà “Un due e tre” di Vianello e Tognazzi che perderanno presto il posto per aver fatto della satira. È il momento del trionfo di Claudio Villa che stravince con Buongiorno tristezza sia pure cantando in playback per una laringite. Villa è l’antimoderno per eccellenza, il Francisco Franco della canzone italiana che ha sempre puntato sulle melodie che piacciono a napoletani e romani.

I francesi sono irrequieti: hanno perso il Vietnam, stanno affrontando la ribellione dell’Algeria. La classe media scende in piazza con le casseruole dietro a Pierre Poujade. Tira un’aria indecifrabile di casseruole sbattute, il vecchio mondo imperiale tira le cuoia e Francia e Gran Bretagna sono preoccupatissime per l’egiziano Gamal Nasser che parla di nazionalizzare il canale di Suez. Nasser vuole anche strozzare Israele impedendo alla Stato ebraico l’accesso al petrolio. Da tutto l’Est sovietico arrivano storie di sofferenza, specialmente dall’Ungheria. Se la nuova Repubblica Federale Tedesca è ammessa nella Nato e autorizzata ad avere un suo esercito sotto il comando militare integrato, l’Est sovietico risponde formando la sua “Nato dell’Est” che si chiamerà “Patto di Varsavia” e vi partecipano con l’Urss, la Germania Est, la Polonia, la Cecoslovacchia, Bulgaria, Ungheria, Romania e Albania. La Repubblica Democratica Tedesca veste i propri soldati con uniformi della tradizione tedesca e non all’americana come quelli occidentali. Persino la lingua tedesca è accuratamente preservata, nell’Est comunista, dalle influenze occidentali. Ogni anno il Patto di Varsavia programmerà un’unica esercitazione che prevede un attacco improvviso delle forze imperialiste, alle quali le forze del patto socialista, dopo aver respinto l’assalto si spingeranno in un travolgente contrattacco fino a chiudere tutti i porti atlantici impedendo così uno sbarco americano.

In Argentina finisce la parabola di Peron, deposto da un colpo di Stato mentre in Italia fa passi avanti la Ceca col mercato comune. Gli Inglesi non sono attratti dall’Unione europea che considerano una vicenda interna tra francesi e tedeschi. Ma sono invece preoccupati con i francesi per il progressivo crollo dei due imperi: quello britannico e quello francese che stava franando nelle rivolte arabe dell’Africa del Nord. Winston Churchill che era tornato brevemente al governo, si dimette definitivamente. L’India è indipendente per colpa dei “cugini” americani che non tollerano alcun impero. A Londra Ruth Ellis di ventinove anni, è impiccata per aver ucciso il suo amante. È l’ultima impiccagione del Regno Unito. La sua storia sarà raccontata in Ballando con uno sconosciuto: un film terribile su una ragazza abusata e perseguitata da un uomo e che, quando lei finalmente si ribella e lo uccide, viene giustiziata. Un’altra epoca finisce: il boia di Londra con la sua scienza di pesi con cui spezzare la terza vertebra e causare una morte istantanea. Antonio Segni sardo democristiano conservatore diventa primo ministro e sarà il futuro presidente della Repubblica. Nasce il Terzo Mondo. Organizzato dal principio: né con l’America né con l’Unione Sovietica. Nasce un nuovo gruppo di Stati, guidato dall’indonesiano Sukarno, che non voleva schierarsi né con gli Usa né con l’Urss.

Ma esplodono in tutto il mondo, Africa e Asia in particolare, guerre di decolonizzazione contro i vecchi padroni europei. Gli americani non soccorrono gli europei. Io a quindici anni mi trovavo con mio padre in Austria e vidi partire sia i sovietici che gli americani da Vienna che era stata occupata come Berlino. La partenza delle truppe russe fu guardata dalle finestre in modo torvo e una breve cerimonia per inaugurare la statua al milite ignoto sovietico andò deserta. Furono le mie prime fotografie. L’Est e l’Ovest non sembravano affatto attirati dalla convivenza pacifica ma solo dalla necessità di evitare una guerra per sbaglio. Quanto al resto, si odiano. La guerra non esplose, salvo che in Asia, ma in Europa la vivevamo con una forma d’angoscia particolare che spingeva all’edonismo e al tanto peggio, tanto meglio. Cominciarono i primi “Summit”: gli incontri fra i grandi della terra per assicurarsi che nessuno avrebbe tirato per primo il grilletto.

Ce ne fu uno con il presidente russo Nikolai Bulganin (nessuno lo ricorda: aveva il pizzetto e un’aria saggia), il presidente americano Eisenhower, il francese Faure e Anthony Eden per il Regno unito. Si incontrano a Ginevra e rilasciano comunicati cauti. L’unico significato era: non siamo ancora sull’orlo della guerra. Poi si vedrà. Ma la frattura politica fra chi sta con i comunisti e chi è contro i comunisti si faceva nevrotica. Poiché in Italia si parlava di un governo con i socialisti ancora alleati dei comunisti, insorse il cardinal Ruffini di Palermo per battere il pugno sul tavolo: l’alleanza non s’ha da fare. Ma in compenso la televisione italiana manda in onda Mike Bongiorno col suo “Lascia o raddoppia” e gli italiani impazziscono, le ragazze si innamorano di Mike e del suo accento, i bar sono zeppi di spettatori perché solo pochi hanno un televisore a casa. I radicali si separano dal Partito radicale e formano la prima pattuglia di matti libertari. E infine, siamo ammessi alle Nazioni Unite dove non ci voleva nessuno.

La Cia, su proposta del Dipartimento di Stato, comincia delle trattative con la sinistra italiana. Prima con i socialisti e poi con i comunisti: separatevi da Mosca e vi manderemo al governo. Io che ero socialista di sinistra, ricordo i primi dibattiti indignati “per l’odiosa interferenza dell’imperialismo americano”. Però, se ne parlava. I socialisti avevano ormai sviluppato una forte corrente autonomista che non ne voleva sapere del matrimonio con i comunisti. Nella Democrazia cristiana si sviluppava parallelamente una sinistra sindacale pronta a fare il governo con chiunque venisse dalla sinistra. Era cominciata una lunga marcia, lunga e contorta. Furoreggiava “La donna ricca non la voglio no perché ogni riccio nasconde ‘nu caporiccio” ed era morto l’idolo James Dean fracassandosi contro un albero ubriaco fradicio. Il Partito comunista, per ordine di Togliatti, metteva all’indice la pittura astratta sponsorizzata dalla Cia che cercava di imporre Pollock e Rothko.

Guttuso, che si era dato all’astrattismo, fu preso severamente per le orecchie: “Picasseggia, quando non devesi picasseggiare” aveva commentato sarcastico Nello Ajello. Il vero Picasso picasseggiava poco e tornava realista puntando specialmente sul suo nuovo brand: la colomba ì, simbolo della pace dei popoli amanti della pace (quelli comunisti) contro i popoli amanti della guerra che minacciano l’umanità. La guerra ideologica corre nelle gallerie e nelle pagine della cultura. Togliatti firma un feroce editoriale contro l’arte astratta su Rinascita intitolato “Scarabocchi”. Chi vuol capire, capisce.

LA CRONOLOGIA DEGLI EVENTI DEL 1955

19 gennaio – Il presidente americano Dwight D. Eisenhower tiene la prima conferenza stampa trasmessa in tv.

9 febbraio – Dopo 13 anni di lavori viene inaugurata a Roma la prima linea della metropolitana (la tratta Termini-Laurentina che oggi è la metro B).

9 marzo – Al salone dell’auto di Ginevra viene presentata la Fiat 600. Nei successivi 14 anni di produzione verranno vendute 5 milioni di auto di questo modello.

5 aprile – Winston Churchill, dopo anni di sofferenze fisiche e difficoltà politiche nella fase post-bellica, decide di dimettersi. Gli succederà Anthony Eden.

29 aprile – Giovanni Gronchi, esponente della Dc, diventa il terzo Presidente della Repubblica della storia d’Italia. Viene eletto al quarto scrutinio con i voti delle maggiori forze politiche del tempo, compreso il Pci e l’Msi.

15 maggio – Viene firmato a Vienna il Trattato di Stato austriaco che ristabilisce la sovranità e la libertà della nuova Austria democratica.

16 settembre – In Argentina un colpo di Stato militare destituisce il presidente Juan Domingo Peròn.
30 settembre – L’attore James Dean muore a soli ventiquattro anni in un incidente stradale a bordo della sua Porsche Spyder.

19 novembre – In Italia va in onda la prima puntata dell’iconico quiz televisivo Lascia o raddoppia?, condotto da Mike Bongiorno.

11 dicembre – In un convegno a Roma, al cinema Cola di Rienzo, dopo la scissione della sinistra del Partito Liberale Italiano, nasce il Partito Radicale.

14 dicembre – Sulla base di una mozione canadese l’Italia entra ufficialmente a far parte della Nato.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.