Un “macello” combinato per un rimprovero (“Andate piano, qui è pieno di gente”). Un affronto che a 19 anni decidi di vendicare sparando ad altezza uomo tra la folla, centrando fioriere, auto parcheggiate e bersagli umani: tre di loro sono morti, due sono rimasti feriti per fortuna non in modo grave anche se un 16enne è stato raggiunto da un proiettile alla nuca che si è fermato giusto pochi millimetri prima della corteccia cerebrale. E’ il bilancio della strage di Monreale, piccolo comune in provincia di Palermo, andata in scenda poco dopo l’una di notte di domenica 27 aprile. Uccisi Salvatore Turdo, 23 anni, e Massimo Pirozzo, 26 anni, morti all’istante, Andrea Miceli 26 anni, morto poche ore dopo l’arrivo in ospedale. Feriti un 33enne che si trovava al tavolino del bar con la fidanzata e ha provato a disarmare uno dei pistoleri (ricevendo una pallottola alle gambe) e il ragazzino di 16 anni, letteralmente miracolato.

Strage Monreale, il rimprovero e la reazione del branco

I protagonisti della strage sono cinque giovani provenienti presumibilmente dal quartiere Zen di Palermo. Erano in cinque su tre scooter quando hanno iniziato a girare in modo spericolato nella zona della movida di Monreale, tra via Benedetto D’Acquisto e la piazza dove è presente il Duomo, davanti a quasi un centinaio di persone. Uno di loro, il 19enne Salvatore Calvaruso è stato sottoposto a fermo con le pesanti accuse di strage e detenzione illegale di arma. Ai carabinieri ha confessato di aver sparato salvo poi avvalersi della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio in caserma con il magistrato della procura di Palermo, che coordina le indagini.

Il 19enne incastrato dall’amico: “Combinato un macello”

Le prove a suo carico sarebbero schiaccianti, a partire dalla testimonianza di un amico che – come si legge nel provvedimento di fermo della procura guidata da Maurizio de Lucia – ha raccontato che sabato notte aveva prestato il suo scooter al giovane: “All’una e mezza si è presentato a casa mia dicendo che dovevo denunciare il furto della moto in quanto aveva combinato un macello, sparando ed uccidendo due persone”. Calvaruso infatti si è presentato domenica mattina dai carabinieri per denunciare il furto dello scooter ma la sua versione sin da subito non ha convinto i militari che già erano al lavoro per la strage di Monreale.

I video delle telecamere e gli occhiali persi

I carabinieri del nucleo Investigativo hanno raccolto decine di testimonianze delle persone presenti in piazza nella notte tra sabato e domenica. Fondamentali poi le immagini raccolte dagli impianti di videosorveglianza degli esercizi commerciali presenti: video che hanno immortalato prima la rissa, scoppiata dopo il rimprovero, a colpi di caschi, bottiglie e tavolini lanciati per aria, poi la vera e propria esecuzione, gli spari ad altezza d’uomo partiti da due pistole. Sono oltre venti i bossoli recuperati sull’asfalto.

Tutto sarebbe nato dal rimprovero di due delle tre vittime, i cugini Salvatore Turdo e Andrea Miceli che avrebbero redarguito il ragazzo alla guida di uno degli scooter. “Andate piano, qui è pieno di gente”. C’è stata prima la rissa, come detto, poi la paranza dello Zen è ritornata in zona armata di due pistole e ha iniziato a sparare incurante delle numerose persone presenti.

Per la procura di Palermo “le dichiarazioni autoaccusatorie rese dall’indagato appaiono pienamente riscontrate dal contenuto dei filmati di videosorveglianza, acquisiti dagli esercizi commerciali posti nella zona attigua a quella in cui si sono verificati i fatti”. Altra corrispondenza è quella relativa agli occhiali persi da Calvaruso nella zona della strage e ritrovati dai carabinieri il giorno successivo, occhiali “perfettamente corrispondenti a quelli indossati e utilizzati da Calvaruso come risulta da una fotografia estrapolata dai social”. Il 19enne, che ha piccoli precedenti, sarebbe anche stato riconosciuto da due persone, che ne hanno confermato la presenza sul luogo della strage.

Papà vittima a genitori killer: “Convincete vostri figli a costituirsi”

Mentre prosegue la caccia agli altri quattro e soprattutto al secondo pistolero, Giacomo Miceli, padre di Andrea e zio di Salvatore (Massimo Pirozzo era un amico dei due), rivolge un appello ai familiari dei protagonisti della strage. Intervistato da Repubblica chiede ai genitori “di chi ha ammazzato come un cane tre ragazzi con una vita davanti: convincete i vostri figli e i loro complici a costituirsi. Mi hanno tolto un figlio e un nipote, non rivedrò più i loro sorrisi per colpa anche vostra che non siete riusciti a educarli. Ora vi chiedo un gesto per rendere giustizia ad Andrea, Salvatore e Massimo”.

Andrea “eroe”: “Porta ragazza al sicuro e torna per salvare cugino”

Poi ricorda il “comportamento da eroe” del figlio Andrea: “Quando mi hanno raccontato cosa ha fatto sono scoppiato in lacrime. Andrea ha preso la sua ragazza e l’ha portata al sicuro, poi è tornato a salvare suo cugino Salvatore dalla ferocia di quel branco. Sono stati uccisi mentre tentavano di aiutarsi a vicenda. Erano così i nostri ragazzi, così li abbiamo educati”.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.