Il caso
Striscioni contro Maroni, il ruggito degli ultras: leoni con chi non può replicare
Un gesto ignobile quello di una piccola parte degli ultras napoletani, mai doma anche davanti alla morte di un essere umano. “Maroni, volevi vederci morti… ma noi abbiamo visto morire te! Mai tesserati”. Questo il testo di uno striscione apparso nella notte sul lungomare Napoli, poi rimosso, e sul quale sono in corso le indagini della Digos della questura partenopea per far luce sull’accaduto. Chi ha esposto lo striscione lo ha fotografato e ha poi diffuso l’immagine sui social network, condivisa anche dalla pagina Militanza Ultras. Il contenuto della pseudo impresa sta facendo molto discutere. Il riferimento degli autori, che non si firmano ma apparterrebbero a un gruppo ultras napoletano, è alla morte dell’ex ministro dell’Interno ed ex presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, scomparso l’altro ieri a 67 anni stroncato da un tumore.
Maroni era inviso agli ultras per l’introduzione della “tessera del tifoso” nel 2009, quando ricopriva la carica di numero uno del Viminale nel governo Berlusconi. Buona parte dei gruppi del tifo organizzato di tutta Italia rifiutarono subito la nuova norma con scioperi e manifestazioni, anche violente come quando a Bergamo alcuni tifosi dell’Atalanta, nell’agosto del 2010, lanciarono petardi e fumogeni al “Berghem Fest” dove partecipavano i ministri Maroni, Tremonti e Calderoli. Poi nel corso degli anni buona parte dei gruppi ultras hanno mollato la presa e hanno sottoscritto la tessera del tifoso. Una norma nata per garantire la sicurezza negli stadi e, soprattutto, per consentire ai tifosi di seguire la propria squadra in trasferta ed entrare nei settori dello stadio riservato agli ospiti. Lo strumento ideato dal Viminale, nato soprattutto per contrastare la violenza fuori e dentro gli stadi, prevede che le società calcistiche non possano vendere biglietti a chiunque sia stato condannato, anche in via non definitiva, per reati commessi in occasione o a causa di manifestazione sportive.
Da qui la mobilitazione durata per anni con proposte di revisione della tessera. Poi dalle proteste si è passato addirittura a celebrare la morte dello stesso Maroni. Lo sdegno della classe politica, soprattutto di fede leghista, e di gran parte dei cittadini non si è fatto attendere. “Profonda amarezza e vergogna per il disgustoso striscione, esposto oggi in città, che offende la memoria di Roberto Maroni. Gli autori si confermano sempre più minoranza di un tifo organizzato che oggi, dopo questo gesto, si allontana dai successi della squadra e di un pubblico che, invece, ha sempre onorato con passione inconfondibile i valori dello sport”. Così una nota della segreteria regionale della Lega in Campania che chiama addirittura in causa il Calcio Napoli: “Ci aspettiamo una presa di posizione e una ferma condanna dalla società Calcio Napoli e dalle altre forze politiche”.
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