Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio intervenendo in Commissione Giustizia al Senato ha di fatto esposto le sue linee programmatiche. I punti toccati sono stati diversi: la esigenza di limitare l’uso delle intercettazioni, quella di intervenire rispetto ad un uso smodato della custodia cautelare, la separazione delle carriere, la inappellabilità da parte del pm delle sentenze di assoluzione. Si tratta di argomenti che sono sul tappeto da anni e che non sono mai stati affrontati sul serio dalla politica.

Ad ogni modo, il discorso del ministro è assolutamente condivisibile, anche se tutti sanno che ci si muove in un campo minato. Come fare a bonificare l’area? La Premier Meloni sembra proporre di avanzare con cautela. E’ una donna saggia, ma questo approccio non basta in quanto sono troppi anni che si dicono le stesse cose. L’argomento andrebbe affrontato in una prospettiva nuova, uscendo da certi schemi. In primis, da un certo modo di intendere la interlocuzione con il mondo della magistratura. La Anm parla davvero a nome di tutti i magistrati? Anche di quella stragrande maggioranza che pensa solo a lavorare dovendo sopportare il carico di lavoro di chi predilige la convegnistica? I segnali di “una crisi di rappresentanza” sono ormai molteplici. La politica di questo dovrebbe tenere conto ed assumere un atteggiamento più autonomo e meno accondiscendente verso i sacerdoti della magistratura militante.

Poi, è necessario spiegare sistematicamente alla gente di che cosa si sta discutendo evitando che si possa raccontare il falso sostenendo che ogni intervento garantista serve ad aiutare i mafiosi e la criminalità organizzata. Sulla vicenda delle intercettazioni telefoniche, ad esempio, occorre evidenziare che la nostra Costituzione all’art. 15 molto chiaramente stabilisce che “la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili”. Si tratta di una tutela fortissima che pero’ non viene garantita proprio dallo Stato che ha esteso nel tempo la possibilità di spiare diffusamente i propri cittadini, non soltanto intercettandone il telefono, ma anche captandone le conversazioni ambientali attraverso il cosiddetto trojan. Non solo in presenza di ipotesi di reato di mafia e terrorismo, ma anche di altri reati, utilizzando le intercettazioni come unico metodo di indagine e intercettando anche le persone non indagate.

Da ultimo, andrebbe superata la contrapposizione garantisti/ giustizialisti, i secondi sempre storicamente e un po’ furbescamente schierati con la magistratura organizzata. Mentre Calenda sembra cogliere questa prospettiva con dichiarazioni di apertura verso le posizioni di Nordio, il PD (dai Cinque Stelle sul punto non c’ è nulla da aspettarsi) ha assunto ancora una volta una posizione politicamente misera. Riformare la giustizia, infatti, è nell’interesse di tutti, non di un partito piuttosto che di un altro.