Il parlamento europeo si prepara a ospitare un fuoco di fila incrociato contro le nuove regole fissate dalla Commissione europea sugli investimenti green. Il destino della “tassonomia” comunicata la scorsa settimana dalla Commissione è incerto, visto il potere del parlamento di respingere le regole a maggioranza entro i prossimi sei mesi. La tassonomia dell’Ue è un ampio sistema di classificazione rivolto alle industrie che producono circa l’80% delle emissioni dell’Unione europea con lo scopo di guidare il capitale privato verso attività sostenibili dal punto di vista ambientale.

Bruxelles ha deciso di classificare l’energia nucleare e alcune forme di gas naturale come energia verde, sfidando le critiche di scienziati, esperti di cambiamenti climatici e attivisti ambientali. Tra le critiche rivolte a Bruxelles c’è quella di essersi piegata alle pressioni degli stati membri pro-nucleare e pro-gas per includere le due tecnologie sotto l’etichetta verde. Ma per Mairead McGuinness, commissario Ue per i servizi finanziari, il testo «è una soluzione che ci fa avanzare verso il nostro obiettivo finale di neutralità climatica». La versione finale del testo di Bruxelles mantiene sostanzialmente invariata la classificazione dell’energia nucleare, che produce poca CO2 ma ha sottoprodotti tossici che comportano rischi di radiazioni. Le nuove centrali nucleari potranno godere dell’etichetta verde se i paesi forniranno piani precisi per la gestione sicura e lo smaltimento dei rifiuti. A sostegno di questa norma si sono schierati i paesi comunitari che dipendono dal nucleare, guidati dalla Francia.

Anche il gas naturale riceverà l’etichetta verde se viene utilizzato per sostituire fonti energetiche più inquinanti, come il carbone, e se le emissioni dirette derivanti dal suo utilizzo scendono al di sotto di 270 g di CO2 per kilowatt/ora, o una media inferiore a 550 kg all’anno oltre 20 anni. Una decisione criticata dai governi di Spagna, Austria, Danimarca, Olanda, Svezia e Lussemburgo, che hanno chiesto una soglia di 100 g, in linea con i pareri scientifici forniti dagli esperti alla commissione. Gli eurodeputati hanno bisogno di una maggioranza semplice – 353 voti – per porre il veto alle regole e costringere la commissione a riscriverle. Socialisti e Verdi rifiuteranno senz’altro la tassonomia. Ma da soli non bastano a formare una maggioranza.

È probabile inoltre che il voto sulla tassonomia segua linee nazionali, piuttosto che politiche: il che significa che anche gli eurodeputati di centrodestra o liberali di paesi come Danimarca, Olanda, Austria, Svezia e Lussemburgo potrebbero unirsi ai ranghi dei dissidenti. Un eventuale veto del parlamento metterebbe in imbarazzo la commissione, che considera la tassonomia come un “green gold standard” da seguire per gli investitori internazionali, e potrebbe dare impulso a conflitti con le giurisdizioni rivali del Regno Unito e degli Stati Uniti, che stanno definendo le proprie regole di finanza verde. Come si comporteranno gli eurodeputati italiani? Pd e M5s sono nettamente contrari, mentre per Italia Viva “non devono esserci tabù”. La Lega, schierata a favore, pressa perché gli italiani a Strasburgo non si mettano di traverso. Il dibattito cade in un momento delicatissimo che vede le aziende in difficoltà, una crisi energetica e il rincaro delle bollette.

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