Oggi i minerali critici, tra cui le terre rare, sono al centro delle dinamiche geopolitiche e delle sfide economiche globali. Come avevamo anticipato su Il Riformista già il 30 aprile, la riprova dell’importanza di queste materie è sancita dal recente accordo tra Usa e Ucraina. Un patto, decisivo per le dinamiche del conflitto, che garantirà agli americani un accesso privilegiato allo sviluppo delle risorse naturali di Kyiv.
L’essenzialità delle terre rare non incide soltanto sull’industria tecnologica avanzata, ma anche sulla sicurezza energetica e militare di molti Paesi.

Il commercio

Il commercio e il controllo di materiali come il litio, il cobalto e le terre rare stanno ridisegnando le alleanze internazionali, influenzando le politiche di difesa e le strategie economiche. Ed è proprio per il loro possesso che sorgono conflitti di interesse tra potenze globali – come la Cina, gli Stati Uniti, l’Unione Europea – e nazioni ricche di giacimenti naturali – come i Paesi africani e sudamericani. La presenza di queste risorse tanto ambite è concentrata in poche regioni del mondo, rendendone l’estrazione, la raffinazione, il commercio e lo sfruttamento particolarmente vulnerabili alle dinamiche geopolitiche. Pechino è il leader globale nel mercato delle terre rare, controlla oltre l’80% dei minerali critici e della produzione mondiale. Negli ultimi anni, Xi Jinping ha anche implementato politiche restrittive sulle esportazioni di terre rare, garantendosi il controllo su queste materie per favorire la propria industria tecnologica e difensiva. Secondo un’analisi del Center for Strategic and International Studies (CSIS) del 2025, le recenti restrizioni cinesi sulle esportazioni di minerali critici e di terre rare hanno avuto un impatto diretto sulle catene di approvvigionamento globali, creando scarsità di alcuni metalli utilizzati per la produzione di elettronica avanzata e per i sistemi di difesa. E questo ha avuto ripercussioni sulle imprese tecnologiche e automobilistiche globali, tra cui Tesla e General Motors, ma anche su aziende come Lockheed Martin, General Dynamics e Northrop Grumman che sviluppano tecnologie militari.

Le iniziative USA

Così gli Stati Uniti hanno lanciato iniziative per aumentare la produzione interna di terre rare. La produzione americana, infatti, è concentrata in pochi Stati, le operazioni di estrazione sono costose e incontrano l’opposizione delle comunità locali, a causa delle evidenti preoccupazioni ambientali. Allora Washington ha cercato di diversificare le sue fonti di approvvigionamento attraverso alleanze strategiche con altri Paesi produttori di terre rare: oggi con l’Ucraina, ieri con l’Australia, diventata una dei partner americani più importanti, nel tentativo di ridurre la propria dipendenza dalla Cina. Tra i principali possessori mondiali di minerali critici figura poi la Repubblica Democratica del Congo. Questa detiene circa il 70% della produzione mondiale di cobalto, metallo essenziale per la produzione di batterie agli ioni di litio. La competizione è scattata. Stati Uniti e Unione Europea cercano di garantirsi l’accesso a queste risorse, mentre la Cina ha intensificato i propri investimenti nella regione, stipulando accordi minerari favorevoli.

I progetti europei

Nel contesto delle sue politiche ambientali e tecnologiche, l’Europa ha messo in atto progetti per diversificare le sue fonti di approvvigionamento di minerali critici. L’alleanza europea per le materie prime, la European Raw Materials Alliance (ERMA), è stata lanciata nel 2020 con l’obiettivo di ridurre la dipendenza da fornitori esterni e di sviluppare una supply chain interna più resiliente. Tuttavia, come sottolineato in un report del Diplomatic Academy Blog, l’Europa sta affrontando enormi difficoltà nel bilanciare l’aumento della produzione locale con la crescente domanda di minerali.

I rischi geopolitici

Il commercio delle materie prime strategiche, insomma, è estremamente vulnerabile ai rischi geopolitici. Le interruzioni nelle supply chain possono avere gravi conseguenze per le industrie tecnologiche ed energetiche. E non dimentichiamoci delle preoccupazioni ambientali legate all’estrazione di minerali critici, sempre più centrali nel dibattito. Come dimostra l’ultimo accordo tra Usa e Ucraina, che ora il parlamento di Kiev deve ratificare, le potenze globali sono consapevoli della centralità di queste risorse nella transizione energetica e tecnologica, per non parlare dell’industria militare. In un mondo interconnesso come il nostro, le sfide geopolitiche legate al possesso di questi materiali sono complesse, ma anche piene di possibilità per coloro che sapranno navigare tra i rischi e le opportunità di un settore in rapida evoluzione.

Luca Longo

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