Uno dei primi argomenti della propaganda filo Putin era che in Ucraina si combatteva una guerra per procura, nel senso che quel popolo veniva mandato allo sbaraglio in un conflitto che l’Occidente aveva avviato contro la Russia. In realtà il mondo libero avrebbe preferito voltarsi dall’altra parte come aveva fatto nel 2014 nel momento dell’annessione della Crimea.

Non si dimentichi mai che la macchina delle sanzioni e degli aiuti – anche militari – si mise in moto con una lentezza esasperante, proseguì centellinando gli armamenti ed imponendone un uso fortemente vincolato perchè l’Ucraina doveva solo difendersi. Anche l’autorizzazione a bombardare il territorio russo a scopo difensivo fu concessa all’ultimo momento, sia pure con limitazioni che non consentivano all’esercito ucraino di utilizzare gli armamenti con tutta la loro potenzialità.

Nonostante questo tergiversare degli alleati – che ha contribuito a determinare una situazione sul campo non favorevole all’Ucraina – la Russia non è stata ancora in grado di vincere la guerra. Ed ecco comparire una delega vera: quella conferita da Putin ai plenipotenziari di Trump, che non esitano ad attenervisi. Infatti, a stabilire la sconfitta dell’Ucraina – paradossalmente – potrebbe essere la diplomazia il cui intervento è stato invocato fin dall’inizio come unico modo corretto per risolvere la controversia. Il fatto è che la nuova amministrazione Usa è scesa in campo a fianco della Russia, riconoscendo la validità dei motivi che hanno condotto il Cremlino ad aggredire uno Stato sovrano confinante. Per Putin vi sono delle questioni non negoziabili? Trump le ha inserite nell’ultimatum a Zelensky minacciando che, in caso di rifiuto, dovrà cavarsela da solo.

È facile risolvere i conflitti in questo modo, appoggiando le pretese della parte più forte; quella più debole avrebbe potuto arrendersi da sola senza la “mediazione” USA. Addirittura – ben prima di Casco d’Oro Trump – la via della bandiera bianca era stata patrocinata persino da Papa Francesco. È complicato comprendere quale interesse abbia l’amministrazione americana a regalare una vittoria a tavolino all’autocrate russo. Almeno ai tempi del patto Molotov-Ribbentrop, le due potenze totalitarie si erano accordate per spartirsi la Polonia.

Ora gli Usa garantiscono che l’Ucraina non aderirà mai alla Nato, ad ulteriore prova che a Trump non gliene può fregare di meno di un’Alleanza atlantica più forte. E l’Europa? Discute. Il 3 settembre 1939 Gran Bretagna e Francia, nel rispetto dell’impegno preso per garantire i confini di stato della Polonia, dichiararono guerra alla Germania perchè ritenevano che fosse giunto il momento di dire basta ad Hitler dopo avergli concesso senza colpo ferire l’annessione dell’Austria e della Cecoslovacchia nel 1938. Eppure, non potevano contare sull’appoggio americano perché quel grande Paese – dopo l’intervento diretto nella Grande Guerra – era alle prese con una ricaduta nell’isolazionismo.

Allo zar del Cremlino è consentito di arruolare militari nord coreani, forse pure cinesi, di avvalersi dei droni e dei missili iraniani e di invocare un diritto di conquista nelle relazioni internazionali. Israele occupa la Cisgiordania a seguito della vittoria nella guerra del Kippur, in cui fu aggredito dagli Stati arabi confinanti. Con la stessa logica di Putin, lo Stato ebraico potrebbe annettersi ciò che resta della Palestina e impedire la costituzione di uno Stato palestinese, se il suo obiettivo rimanesse quello di cancellare l’entità sionista dalla faccia della terra. A Putin si concede di non volere ai suoi confini paesi aderenti alla Nato che è solo un’alleanza difensiva, mentre Israele dovrebbe convivere con un nemico dichiarato per di più al soldo dell’Iran.

A proposito di Israele e della Palestina, si sono accorti i pro Pal delle dichiarazioni di Abu Mazen a proposito delle responsabilità di Hamas? Il capo dell’Autorità palestinese ha convalidato, di fatto, molti argomenti sostenuti dal governo israeliano dopo il 7 ottobre. Ecco le sue parole: “Soldati figli di cani liberate gli ostaggi”. E ancora: “Hamas deve mettere fine al controllo della Striscia di Gaza e consegnarci le armi”. “Stiamo affrontando pericoli che potrebbero portare a una nuova Nakba (l’esodo forzato della popolazione palestinese ndr)”, ha aggiunto poi Mazen, accusando Hamas di aver fornito a Israele il pretesto per distruggere Gaza. Ci vuole altro per l’Anpi?