Dopo Torino e Ivrea, un terzo carcere del Piemonte diventa ‘protagonista’ di una storia di presunte torture nei confronti dei detenuti. L’inchiesta riguarda ora la casa circondariale di via Tigli a Biella, dove si sono concluse, con la richiesta di rinvio a giudizio, le indagini della Procura che coinvolgono 28 agenti di polizia penitenziaria.

Indagine nata la scorsa estate dopo la denuncia da parte di tre detenuti stranieri dei pestaggi subiti da parte di agenti della polizia penitenziaria, che li avrebbero picchiati e legati in cella.

Nell’ambito di questa indagine un commissario della penitenziaria è agli arresti domiciliari e altri ventisette agenti della casa circondariale rischiano la sospensione: la decisione spetta al gip dopo i primi interrogatori in programma nei prossimi giorni.

Il pestaggio di uno dei tre detenuti che hanno denunciato le torture sarebbe stato ripreso anche dalle videocamere all’interno del penitenziario biellese. Telecamere che hanno ripreso l’arrivo in carcere in stato di agitazione di un cittadino georgiano accusato di furto: l’uomo sarebbe stato messo a terra nel corridoio con gambe e braccia legate da corde e il commissario che dirigeva l’operazione avrebbe zittito chi aveva provato a intervenire.

Secondo la procura vi sarebbero poi altre due vittime, due detenuti marocchini che hanno raccontato agli inquirenti di esser stati percossi e di aver ricevuto tra l’altro offerte di droga da parte degli agenti in cambio della fede nuziale.

Soltanto pochi giorni fa il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, finito al centro della bufera per le carte “sensibili” passate al collega di partito Giovanni Donzelli su Alfredo Cospito e utilizzate da quest’ultimo per attaccare alla Camera i parlamentari PD, aveva visitato il carcere biellese attualmente retto da un direttore facente funzione. Delmastro aveva assicurato che il nuovi direttore del carcere sarebbe stato assegnato entro l’anno, così come il nuovo comandante della polizia penitenziaria, promettendo inoltre rinforzi alla polizia.

Il personale di polizia del carcere biellese è stato infatti “decimato” da altre inchieste sull’uso illecito di tamponi destinati ai detenuti e sul presunto traffico di droga all’interno della struttura. La prima, che vede coinvolta anche l’ex direttrice dell’istituto e nel complesso 22 indagati, riguarda il presunto uso illecito dei tamponi destinati ai detenuti, che invece secondo gli inquirenti veniva utilizzato da agenti, infermieri e persino familiari del personale fatti entrare la sera in carcere senza permesso.

Ci sono poi le altre inchieste riguardanti le carceri piemontesi, come ricorda l’Ansa. A Ivrea sono due: in una, relativa a fatti del 2016 e 2017, condotta dalla Procura generale, gli indagati sono 25, nella seconda, coordinata dalla locale Procura 45, sono coinvolti agenti della polizia penitenziaria e medici in servizio nel carcere ma anche funzionari giuridico pedagogici e direttori pro-tempore della casa circondariale, ae riguarda episodi degli ultimi anni.

A Torino sono stati rinviati a giudizio in 22, tra cui l’ex direttore del carcere: una parte del processo è in corso con il rito abbreviato, l’altra comincerà a luglio.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia