I negoziati, ore decisive
Tregua a Gaza, “Hamas accetta” ma vuole garanzie su Rafah dopo rilascio ostaggi. Israele: “No a isterie”
Tregua si, tregua no. Dopo oltre 200 giorni di guerra (oltre 30mila morti, 75mila feriti e centinaia di migliaia di sfollati) e l’ultimatum di ieri lanciato da Israele, che attenderà una settimana in vista di un accordo sul momentaneo stop delle ostilità, sull’arrivo di aiuti umanitari e sulla liberazione dei circa trenta ostaggi rapiti il 7 ottobre scorso da Hamas, si rincorrono nelle ultime ore indiscrezioni su un accordo raggiunto tra le parti per il cessate il fuoco. Il via libera ufficiale potrebbe arrivare entro lunedì 6 maggio (Israele spera qualche ora prima).
Se da una parte i media arabi, rilanciati dal quotidiano israeliano Haaretz, sostengono che Hamas avrebbe dato il via libera all’accordo dopo aver ricevuto rassicurazioni da parte degli Stati Uniti, in prima linea nei negoziati insieme all’Egitto, che Israele lascerà la Striscia, dall’altra Israele è cauto, sottolinea che andrà al Cairo, dove sono in corso trattative da settimane, solo “se ci sarà una risposta da parte di Hamas che abbia un orizzonte per i negoziati”. La delegazione di Tel Aviv “è già pronta a partire e ha ricevuto il mandato per l’accordo”.
Hamas e l’intenzione di Bibi di invadere a prescindere Rafah
Sul versante opposto, un alto funzionario di Hamas, Osama Hamdan, ha spiegato ad Al Jazeera che l’insistenza del primo ministro Benjamin Netanyahu affinché Israele entri a Rafah, a prescindere dallo scambio di ostaggi, è un “elemento chiave” in discussione nei colloqui in corso in queste ore al Cairo dove è segnalata la presenza anche del capo della Cia William Burns. “Ciò significa che non ci sarà alcun cessate il fuoco e che l’attacco continuerà, il che è contrario a ciò di cui stiamo discutendo” ha sottolineato Hamdan.
Nei giorni scorsi, l’ultima proposta presentata per la tregua prevedeva un cessate il fuoco di circa 40 giorni, la liberazione dei circa 30 ostaggi e il rafforzamento dell’assistenza umanitaria alla popolazione civile palestinese.
Gantz: “Ancora nessuna risposta Hamas, no isterie”
Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro del Gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz che sottolinea come Hamas “non ha ancora dato una risposta ufficiale alla proposta egiziana di un accordo sugli ostaggi, e se Hamas lo accetterà, il gabinetto di guerra si riunirà per discutere la questione”. Poi l’invito istituzionale: “Suggerisco alle ‘fonti politiche’ e a tutti i decisori di attendere aggiornamenti ufficiali, di agire con calma e di non cadere nell’isteria per ragioni politiche”, ha detto.
Negoziati, la prima fase approvata da Hamas
Secondo quanto riferisce l’emittente israeliana “Channel 12” che cita una fonte vicina ad Hamas, quest’ultima avrebbe dato il via libera alla prima fase dell’accordo sul cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Il movimento palestinese chiede ai mediatori garanzie affinché Israele non riprenda i combattimenti dopo il rilascio degli ostaggi. “Secondo la proposta egiziana, Israele e gli Stati Uniti sono impegnati a un cessate il fuoco, ma Hamas vuole sapere se Israele riprenderà a combattere dopo gli ostaggi verranno rilasciati”, aggiunge il giornale israeliano Hareetz.
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