Amelia avrà 6 o 7 anni al massimo, un maglioncino nero con le stelle stampate su e una treccia bionda che le scende sul collo. Proprio come Elsa, eroina del film della Disney “Frozen”. Nel silenzio della stanza inizia a cantare “Let it go” : “Ormai la tempesta nel mio cuore irrompe già, la fermerà la mia volontà… resto qui non andrò via”. Canta Amelia nel buio del bunker nella sua lingua natale. Poi il video si allarga e si vedono tante persone ammassate nel bunker che ascoltano la piccola cantare. Nessuno riesce a trattenere gli applausi e le lacrime.

Il video è commovente e sta facendo il giro del mondo. Intorno a lei altre famiglie, altri bambini, le loro valigie, i cappotti per coprirsi dal freddo e dormirci dentro. Una realtà insostenibile per chi dovrebbe essere solo impegnato ad andare scuola, giocare e cantare la canzone del suo cartone preferito ogni volta che gli va di sognare. Il video, pubblicato dalla giornalista Ankita Jain su twitter, sta diventando virale e mostra ancora una volta la condizione terribile che soprattutto i più piccoli stanno vivendo.

Una delle donne che era con Amelia nel bunker, Marta Smekhova, che ha realizzato il video e lo ha postato su Facebook, ha raccontato che la piccola aveva deciso di cominciare a cantare per distrarre gli altri piccoli rinchiusi nel bunker e di aver un sogno: esibirsi su un grande palcoscenico. Dopo che il video ha iniziato a circolare anche altri artisti hanno iniziato a suonare la stessa canzone nei bunker. C’è chi imbraccia il violino e chi inizia a cantarla. Un brano che sta diventando forte simbolo della resistenza ucraina.

Tutto questo avviene mentre continuano a cadere bombe russe sulle città ucraine e continua a salire il numero delle vittime. Sale a 21 civili, tra cui 2 bambini, il bilancio delle vittime nell’attacco russo all’alba in un quartiere residenziale di Sumy. Lo riporta il Kyiv Independent. Dall’inizio dell’invasione russa sono scappate dall’Ucraina più di un milione e mezzo di persone. È un numero enorme, considerando anche che lo hanno fatto in un periodo di appena due settimane.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.