Un appello ai media italiani affinché mantengano alta l’attenzione sull’Iran, la vicinanza al popolo iraniano che si oppone al regime teocratico e militare e un richiamo alle diverse forze della diaspora iraniana affinché superino le rispettive diffidenze e si uniscano contro l’avversario comune rappresentato dal regime. Sono i tre punti emersi nel dibattito, organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi in collaborazione con European Liberal Forum, che si è svolto questa mattina nella sede della Fondazione e si è concluso con la condivisione del seguente documento.

A dieci mesi dalla morte di Mahsa Amini, l’attenzione mediatica iniziale è andata via via scemando in tutti i Paesi occidentali. Nulla è cambiato nell’atteggiamento del regime iraniano nei confronti delle donne e, più in generale, dei diritti e delle libertà personali. I media europei, e quelli italiani non fanno eccezione, concedono sempre meno spazio alle proteste, che ancora oggi mobilitano migliaia di persone in tutte le città iraniane. Nessuno si scandalizza più per le condanne a morte quasi quotidiane. Crediamo che tenere alta l’attenzione mediatica sia il modo migliore per incoraggiare i governi occidentali ad affrontare seriamente, e fino in fondo, la questione iraniana e far sentire al regime degli Ayatollah il peso della pressione internazionale. L’appello ai giornalisti italiani, dunque, è: non abbassate la guardia, continuare a raccontare quotidianamente quel che accade nelle piazze e nelle strade dell’Iran, dove proseguono le violenze, gli arresti e i tentativi di reprimere le rivolte con ogni mezzo.

Le donne non sono sole in questa protesta, al loro fianco ci sono gli uomini iraniani mobilitati in difesa dei diritti naturali della persona. La nostra vicinanza va al popolo iraniano e alla sua millenaria cultura, oppressi da un regime sempre più solipsistico e privo di consenso reale. Auspichiamo che i governi occidentali, e quelli europei in modo particolare, privilegino la difesa dei principi liberali rispetto ai pur legittimi interessi economici nazionali.

L’opposizione al regime iraniano è frammentata. L’impressione è che le varie anime della diaspora impieghino buona parte delle proprie energie, e del proprio tempo, a delegittimarsi tra loro piuttosto che a combattere il comune nemico: il regime degli Ayatollah. Tutto questo non aiuta la causa del popolo iraniano. Verrà il momento in cui le differenze potranno e – anzi – dovranno emergere, ma questo è il momento dell’unione. La mancata coesione delle opposizione è un regalo al regime, che sfrutta abilmente queste divisioni – come ha fatto nelle precedenti proteste – creando una falsa narrazione secondo cui alcune delle rivolte sarebbero di natura “separatista”. Il nostro appello è rivolto a tutte le organizzazioni democratiche della diaspora iraniana e ciascun governo occidentale: mettete da parte quel che vi divide e unitevi, in nome degli ideali liberaldemocratici, contro il nemico comune.

Andrea Cangini, Segretario generale Fondazione Luigi Einaudi
Melissa Amirkhizy, European Liberal Forum
Catharina Rinzema, MEP Volkspartij voor Vrijheid/Renew Europe
Andrea Orsini, Forza Italia.
Paolo Formentini, Lega
Lia Quartapelle, Partito Democratico
Alberto Pagani, Docente Università di Bologna
Sandro Gozi, MEP Renew Europe
Antonio Stango, Italian Federation for Human Rights
Elisabetta Zamparutti, former MP Nessuno tocchi Caino
Renata Gravina, Researcher Sapienza, Fondazione Luigi Einaudi

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