Questo è l’anno craxiano. E come tale non si può che parlare della statura politica di Bettino Craxi e di quanto ha fatto, nell’agire politico, per il paese. È opportuno però pensare a Craxi come esempio di eretico e riformista figlio dei suoi tempi, comprenderne il metodo politico e trasporlo nell’oggi. Craxi non era sicuramente un politico che guardava ai modelli “passati”. Guardava ai problemi del suo tempo cercando risposte che fossero calzanti per il suo tempo e con una prospettiva di almeno dieci anni. Dobbiamo tornare a fare così. Sia noi socialisti del PSI, che andremo a congresso quest’anno, sia la classe politica di quell’area che dovrebbe essere erede dell’asse Nenni-Saragat-Moro e dell’asse Craxi-Andreotti-Forlani. 

Le sfide di oggi

Quali sono le sfide dell’oggi e che abbiamo avanti? Centrali, ed emergenziali, per l’Italia sono il lavoro, lo sviluppo economico, le infrastrutture, la sanità, la scuola, l’indipendenza energetica, l’ambiente, la tutela delle libertà e la lotta alle mafie. Tutti temi a ben vedere interconnessi. Non può esserci una politica attiva del lavoro senza politiche industriali serie. Serve responsabilizzare gli enti datoriali sulla partecipazione dei lavoratori e sulla produzione di ricchezza. Al contempo, le aziende, soprattutto le PMI, vanno messe in condizione di svilupparsi. Servono leve fiscali che spingano le PMI a crescere, a condizione che siano radicate sul territorio e nella crescita garantiscano livelli salariali buoni per i dipendenti e rapportati agli emolumenti degli amministratori. Va soprattutto superato l’abuso delle partite IVA e dei contratti parasubordinati, meccanismi usati per scaricare sui lavoratori gli oneri e trasformare a cottimo lavoratori di fatto dipendenti oltre il tempo pieno. Serve un nuovo statuto dei lavoratori, che guardi al nuovo mondo del lavoro, soprattutto alle bistrattate partite Iva. Le infrastrutture in larga parte dell’Italia sono fatiscenti. E sono una concausa del mancato sviluppo. Servono investimenti seri e mirati, che non si stanno facendo.

Una nuova scuola

Bisogna intervenire sulla scuola con una nuova riforma. Va superata l’impostazione gentiliana della scuola italiana, soprattutto nell’istruzione secondaria. Vanno messe al centro l’Italiano, la Storia, la Matematica e l’Educazione Civica fatta in un determinato modo, certo; ma il resto deve essere plasmato sullo studente e dallo studente. Non più inquadrato in schemi predefiniti e modificati di volta in volta dal potente di turno. Va creata una scuola a dimensione di studente e non a dimensione di governo. L’attuazione della relazione Falcucci del 1975 deve essere totalizzata e totalizzante: percorsi ad hoc per ogni studente, per seguire le sue inclinazioni personali, i suoi desideri di approfondimento culturale e le sue necessità formative. Una formazione non necessariamente finalizzata all’occupazione: la formazione come autodeterminazione sociale ed emancipazione.

La riforma della sanità

È necessario ristrutturare il sistema sanitario perché, così com’è, non è più funzionale. Una sanità in mano ai privati non è nemica dei lavoratori, finché la sanità privata non diventa l’unico mezzo – o prevalente – per curarsi e, quindi, può dettare le regole e i prezzi. La realizzazione di hub di medicina territoriale, il potenziamento della medicina del lavoro e l’avviamento alla telemedicina sono tre percorsi necessari che permetterebbero una riduzione di spesa di circa 30 miliardi l’anno. Fondi che possono tornare alla sanità in posti letto negli ospedali, decongestionati dalla medicina territoriale, borse di studio, ricerca farmaceutica e altro ancora. 

Emergenza ambientale

Serve intervenire contro la crisi ambientale che sta diventando strutturale in questo paese. Crisi idrica pressoché permanente in Sicilia e molto grave nel mezzogiorno, crisi climatica che ha colpito anche molte aree del centro e nord Italia con danni immani, come nel Polesine, la cui industria ittica si è annichilita a causa del granchio blu. Servono impianti di potabilizzazione massicci nel Mezzogiorno e serve riconvertire i segmenti industriali colpiti dal cambiamento climatico. Dopotutto, nulla è immutabile. Siamo in emergenza energetica ormai da anni. Importiamo energia elettrica da centrali nucleari e continuiamo a pagare l’energia elettrica, soprattutto da fonti fossili, molto di più rispetto alla media europea e del G7. Dobbiamo superare i bias e i preconcetti sul nucleare, e dobbiamo farlo subito! Affiancare l’energia nucleare alle fonti rinnovabili, per superare la dipendenza dalle fonti fossili, porta l’Italia ad abbassare il prezzo dell’energia in maniera vertiginosa, ci indirizza all’indipendenza energetica e soprattutto fa risparmiare migliaia di euro a famiglie e imprese. 

Contrasto alla criminalità

La lotta alla criminalità va fatta senza remore. La sicurezza deve essere stella polare da perseguire. La si persegue colpendo la criminalità, a partire dai grandi interessi dei centri di potere mafioso organizzato: il traffico di esseri umani, il caporalato, lo sfruttamento della prostituzione e il narcotraffico. Una politica seria mira a colpire lo sfruttamento, massiccio, di lavoratori in mano a caporali; mira ad emancipare la donna da uno stato di oggettificazione, quasi fosse una bistecca sul bancone della macelleria; legalizza le droghe togliendo alle mafie il monopolio e abbattendo il proibizionismo bigotto e provinciale.

Le libertà da garantire

La tutela delle libertà infine è sacrosanta. Tutte le libertà, ad esclusione della “libertà” di sottomettere, sfruttare e ledere gli altri, vanno garantite. In questo, Turati e Kant sono fari: le libertà sono tutte solidali, non se ne offende una senza offenderle tutte; tratta l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro essere umano, sempre anche come fine e mai esclusivamente come mezzo. 

Il ritorno ad un riformismo craxiano

Serve il ritorno a un riformismo craxiano: socialista, democratico, eretico. Con la consapevolezza e la chiarezza che il sistema attuale non può continuare a reggersi sugli stenti delle piccole famiglie vessate e su un’economia di baretti, mentre chi lavora è costretto a subire ingiustizie sia dal mercato del lavoro, oggi altamente anti-sociale, sia dallo stato, che lo danneggia nell’accesso ai servizi e lo subissa di gabelle tributarie. 

Combattere la povertà

La chiave per risolvere i problemi non è combattere la ricchezza, ma è combattere la povertà.  Va combattuta riattivando quell’ascensore sociale che da un quinquennio a questa parte è stato progressivamente e scientificamente smontato, dopo una paralisi durata decenni. Va fatto non con prelievi forzosi e meccanismi agee, quanto invece responsabilizzando i ricchi e dotando i poveri di strumenti sufficienti per emanciparsi da uno stato di bisogno e di difficoltà. Noi socialisti lo sosteniamo con forza da anni. Forse è venuto il tempo che tutte le forze laiche ed eretiche, alternative a populismi, benaltrismi e qualunquismi, di maggioranza come di opposizione, mettano in campo questo progetto. Superando rancori personali e protagonismi inutili. O si crea qualcosa con contenuti credibili o si si sarà costretti tutti a perdere ancora.

Mattia Carramusa e Giuseppe Maria Toscano

Autore