Potrebbe essere una stagione di grandi riforme, quella attuale governata dalla stabilità, a partire da quelle sulla giustizia. Ma i fatti si inseguono – con mezzo governo nuovamente denunciato – e sembrano quasi riportarci ai primi anni Novanta, con la politica bistrattata come se fosse un mondo affetto da malattie contagiose. Si fa sentire nuovamente la voce di Enrico Costa, deputato di Forza Italia, per ricordare quanto sia urgente una Commissione speciale sulla giustizia, mentre altri esponenti del suo partito – a partire da Tommaso Calderone, capogruppo in Commissione giustizia – evocano quel 28 ottobre del 1993, quando il Parlamento abolì la parte centrale dell’articolo 68 della Costituzione sull’immunità parlamentare. E in contemporanea una voce insospettabile, quella del direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, pare dare una svolta alla linea da sepolcro imbiancato del suo giornale, con l’espediente della risposta a un lettore. Se Costa immagina una Commissione che indaghi sull’adeguatezza o meno dell’organizzazione attuale dell’ordinamento giudiziario rispetto al livello di fiducia (oggi molto basso) dei cittadini rispetto alla magistratura, le parole di Fontana – che pure non risparmia critiche alla politica – per la prima volta accendono una luce e paiono far propria questa sfiducia. Mi sembra, dice, che “da un certo momento in poi, con la politica sempre più debole, una parte dell’ordine giudiziario abbia cominciato a comportarsi come un contropotere. Con correnti e fazioni desiderose di imporre una moralità superiore a tutti”.

Il colpo di Stato

L’ordine giudiziario che si fa potere: anche le parole scelte hanno valore. Così come la pretesa di purificare la società. Non si può neanche tentare di fare una riforma – dice ancora il direttore del quotidiano – come quella sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, senza che queste vengano “vissute come un colpo di Stato”. Il colpo di Stato in realtà ci fu, secondo il parere ormai anche di tanti storici, proprio in quel 1993 che diede il colpo al cuore a quanto avevano stabilito i padri costituenti nel 1948. Quando avevano voluto l’immunità dei parlamentari e dei membri del governo come contrappeso al rischio di quella Repubblica giudiziaria che da 30 anni è sotto gli occhi di tutti.

La vicenda Almasri

Naturalmente non è del tutto vero che la vicenda Almasri sarebbe stata condotta in modo diverso 30 anni fa, perché per i ministri e il presidente del Consiglio l’articolo 68 della Costituzione ha mantenuto le prerogative originarie, con l’eventuale trasmissione dell’esposto dell’avvocato Li Gotti al Tribunale dei ministri. Ma forse non ci sarebbe stato un procuratore Lo Voi che – invece di cestinare, come avrebbe potuto e forse dovuto, quella mezza paginetta con ritagli di giornale – l’ha infilata nel registro degli indagati con apposti i nomi di Giorgia Meloni, Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano. Ed è inutile dire che non se ne sarebbe saputo niente se non fosse stata la presidente del Consiglio a rendere pubblica la notizia in modo clamoroso. Sappiamo tutti benissimo – e soprattutto noi giornalisti – che quel foglio aveva il destino segnato e che sarebbe stato pubblicato, in modo malevolo e manipolato, sui quotidiani di fiducia delle procure.

Un fatto di dignità

Ma proporre oggi il ripristino dell’immunità per i parlamentari è un fatto di dignità, di orgoglio e di onore. Dovrebbe essere il Parlamento intero ad avere un sussulto e rivendicare la nobiltà della politica. Rimettersi giacca e cravatta e alzare la testa. Nel 1993 furono tirate, da giovani di destra e di sinistra che per una sera non disdegnarono la reciproca compagnia, le monetine a Bettino Craxi. Uno statista cui oggi tutti, a partire dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, hanno restituito l’onore. Pochi giorni dopo, il 12 maggio, alla Camera si avviò la discussione per cancellare l’immunità dei parlamentari. Quattro letture in quattro mesi, vacanze estive comprese. Sarebbe bello fare oggi quella discussione che fu negata allora. Se non ora, come dice Enrico Costa, quando?

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.