Dal governo arrivano segnali positivi sulla partecipazione dei lavoratori agli utili, verso cui si potrebbero iniziare a muovere i primi passi già nelle prossime settimane. Ieri Silvia Fregolent e Raffaella Paita, senatrici di Italia Viva, hanno presentato un’interrogazione a risposta immediata rivolta al ministro Marina Elvira Calderone per sapere quali iniziative intende mettere in pratica per prevedere e incentivare il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende e compartecipare agli utili della stessa. Fregolent ha richiamato l’articolo 46 della Costituzione italiana e si è concentrata sulle diverse esperienze sul campo dove è già possibile sperimentare organi paritetici su numerose funzioni dell’organizzazione del lavoro. Secondo Italia Viva è giunto il momento di dare impulso a queste nuove istanze del mercato: da qui la richiesta di promuovere una logica di compartecipazione e condivisione «che non fa altro che amplificare le aspettative di crescita e di benessere».

Da parte del ministro Calderone è emersa una non trascurabile apertura sul fronte dell’impresa partecipata dai lavoratori, che tra l’altro tocca ambiti cruciali come lo sviluppo economico e sociale in un quadro innovativo e sostenibile. La titolare del dicastero del Lavoro si è detta d’accordo sul bisogno di un sistema moderno delle relazioni industriali. E si è detta disponibile, anche mediante la costituzione di un tavolo dedicato, «ad avviare una riflessione più approfondita volta a valutare l’adozione di ulteriori iniziative legislative per valorizzare la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa».

L’occasione giusta potrebbe essere già il prossimo disegno di legge collegato alla manovra di Bilancio. Raffaella Paita, senatrice e coordinatrice nazionale di Italia Viva, ha ringraziato il ministro: «Grazie perché lei, non da oggi, ha dimostrato sempre una capacità di ascolto anche sulle proposte che arrivano dall’opposizione. Grazie per aver ricordato, indirettamente, le cose positive che sono nel Jobs Act. La partecipazione agli utili è capace sia di creare una virtuosa collaborazione tra lavoratore e impresa sia di sconfiggere quel pericolosissimo primato che ha l’Italia, cioè di un costo del lavoro altissimo ma di buste paga leggere».

Quello della partecipazione al lavoro è un tema molto caro alla Cisl, che ha avviato una raccolta firme per una governance d’impresa partecipata dai lavoratori. Per il segretario Luigi Sbarra il governo dovrebbe affrontare con priorità il rinnovo dei contratti pubblici, il sostegno ai redditi e il rafforzamento della sanità: «Non bastano le promesse. Valuteremo i contenuti della manovra sui fatti concreti».

Salario minimo e contrattazione collettiva

Sullo sfondo è notizia recente il «no» rifilato dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro al salario minimo. L’11 agosto il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dopo aver incontrato i rappresentanti delle opposizioni (eccezion fatta per Italia Viva), si era rivolto al Cnel per un documento di analisi e osservazioni relative al salario minimo.

Nel corso della seduta dell’Assemblea, riunitasi il 4 ottobre, è stato illustrato il testo relativo agli esiti della prima fase istruttoria tecnica su cui si è registrato il voto contrario della Cgil e l’astensione della Uil. Grande importanza è stata riservata al tasso di copertura della contrattazione collettiva che si avvicina al 100%: un dato che risulta essere di gran lunga superiore all’80% (parametro della direttiva europea). In sostanza i componenti della Commissione hanno voluto porre l’attenzione su quanto sia urgente poter contare su un piano di azione nazionale a sostegno di un «ordinato e armonico» sviluppo del sistema della contrattazione collettiva.

Non va inoltre dimenticata la questione della cosiddetta contrattazione pirata. Le categorie che aderiscono a Cgil, Cisl, Uil firmano 211 contratti collettivi nazionali di lavoro che coprono 13.364.336 lavoratori dipendenti del settore privato (tranne agricoltura e lavoro domestico). «Gli stessi rappresentano il 96,5% dei dipendenti dei quali conosciamo il contratto applicato, oppure il 92% del totale dei dipendenti tracciati nel flusso Uniemens». Un altro punto rimarcato riguarda il ragionamento secondo cui la povertà lavorativa va intesa come un fenomeno che va oltre il salario: a tal proposito vanno considerati diversi fattori, dai tempi di lavoro all’azione redistributiva dello Stato passando per la composizione familiare. L’appuntamento dell’Assemblea straordinaria del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro è fissato per il prossimo 12 ottobre: sarà l’occasione per incentrare il tema su come estendere le migliori pratiche di contrattazione alla generalità del lavoro.