Dopo quasi un mese di stabilità nel numero di nuovi casi, negli scorsi sette giorni si è registrata “un’inversione di tendenza” con un incremento che, a livello nazionale, “sfiora il 10%”, segno della “rapida diffusione di varianti più contagiose“. È quanto emerge dall’ultimo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, che imputa alle mutazioni del virus le cause della maggiore circolazione del contagio in Italia.

Secondo i dati dell’istituto di ricerca in 41 province l’incremento dei nuovi casi è superiore al 20%. Nella settimana tra il 17 e il 23 febbraio, rispetto alla precedente, c’è stato un incremento (92.571 nuovi positivi rispetto a 84.272, pari a +9,8%), a fronte di un numero stabile di decessi (2.177 rispetto a 2.169). In lieve riduzione, invece, i casi attualmente positivi (387.948 rispetto a 393.686, pari a -1,5%), le persone in isolamento domiciliare (367.507 rispetto a 373.149, pari a -1,5%) e i ricoveri con sintomi (18.295 rispetto a 18.463, pari a -0,9%), mentre risalgono le terapie intensive (2.146 rispetto a 2.074, pari a +3,5%).

“Questo recente incremento percentuale – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – è l’indicatore più sensibile per identificare le numerose spie rosse che si accendono nelle diverse Regioni”. In 11 di queste infatti aumentano i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti, e in 10 è salito l’incremento percentuale dei casi totali. “Per evitare lockdown più estesi bisogna introdurre tempestivamente restrizioni rigorose nelle aree dove si verificano impennate repentine”, fa sapere Renata Gili, responsabile della ricerca sui servizi sanitari di Gimbe. “Temporeggiare è molto rischioso – aggiunge – perché la situazione rischia di sfuggire di mano”.

Per quanto riguarda i vaccini, ad oggi solo 3 anziani su 100 sono stati immunizzati e la continua “revisione al ribasso” delle forniture ha quasi dimezzato le dosi previste per il primo trimestre 2021, che sono “precipitate da 28,3 a 15,7 milioni”. Al 24 febbraio avevano completato il ciclo vaccinale con la seconda dose “oltre 1,34 milioni di persone”, pari al 2,25% della popolazione, ma con marcate differenze regionali: dall’1,58% dell’Abruzzo al 4,17% della provincia autonoma di Bolzano. Difficoltà organizzative anche nelle vaccinazioni delle altre categorie. “È stato somministrato solo il 14% delle dosi di AstraZeneca, destinate a insegnanti e forze dell’ordine”, sottolinea Gili.

Per Gimbe “una riduzione di tale entità, se da un lato è imputabile ai ritardi di produzione e consegna, dall’altro risente di irrealistiche stime di approvvigionamento del piano originale”.

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Napoletano, Giornalista praticante, nato nel ’95. Ha collaborato con Fanpage e Avvenire. Laureato in lingue, parla molto bene in inglese e molto male in tedesco. Un master in giornalismo alla Lumsa di Roma. Ex arbitro di calcio. Ossessionato dall'ordine. Appassionato in ordine sparso di politica, Lego, arte, calcio e Simpson.