Partiamo da una premessa: addetti ai lavori e analisti erano consapevoli, fin dal primo momento, che la nomina di una personalità tanto autorevole come Mario Draghi a presidente del Consiglio avrebbe costretto tutte le forze politiche italiane «a fare i conti con le proprie contraddizioni». Ne era convinto anche Vincenzo De Luca che ha usato queste parole durante il consueto videomessaggio del venerdì con il solito obiettivo: bacchettare tutti, dal Movimento 5 Stelle al Partito democratico passando per il centrodestra, la Lombardia e il governo Conte. In quel momento, però, il presidente della Campania non immaginava che, di lì a pochi minuti, sarebbe “inciampato” proprio in quelle contraddizioni tipiche della peggiore “politica politicante”, per usare un’espressione che gli è cara.

Se ne sono accorti tutti quando il governatore ha cominciato a snocciolare i numeri della campagna vaccinale in Campania. Entro la fine di febbraio la Regione dovrebbe ricevere 277mila dosi di siero Pfizer-Biontech e Moderna e altre 104mila da AstraZeneca, così da immunizzare 108mila persone fino a metà di marzo. «Con questo ritmo riusciremo a vaccinare un milione e 800mila campani in dieci mesi – ha spiegato De Luca – il che vuol dire che, per coprire l’intera popolazione impiegheremo tutto il 2021, tutto il 2022 e parte del 2023». Non soddisfatto, il governatore si è scagliato contro la Lombardia, dove il consulente della Regione Guido Bertolaso ha presentato un piano che dovrebbe consentire all’intera popolazione di essere immunizzata entro giugno.

«Evitiamo di dire stupidaggini e parliamo un linguaggio di verità, altrimenti rischiamo di fare affermazioni che vengono smentite una settimana più tardi», ha ammonito il presidente campano che, in alcuni casi, sembra soffrire di memoria corta. È stato proprio lui, meno di un mese fa, ad annunciare che la popolazione della Campania sarebbe stata interamente vaccinata entro la fine del 2021 e che la nostra regione sarebbe stata «la prima Covid-free in Italia e in Europa» grazie a una «operazione militare» che avrebbe consentito di somministrare 160mila dosi al giorno da marzo: una previsione ben presto travolta dai ritardi nella consegna dei vaccini da parte delle case farmaceutiche.

Prima ancora, De Luca aveva messo nel mirino il M5S che «nel giro di due o tre anni hanno assunto posizioni che sono l’esatto contrario di quello che ha raccontato per dieci anni»: un chiaro riferimento alle “giravolte” dei grillini su alleanze con i partiti, lotta alle correnti, grandi opere, vaccini e obbligo di dimissioni per i pubblici amministratori raggiunti da avvisi di garanzia. Eppure era stato proprio il governatore, storicamente avverso ai pentastellati, ad accettare più o meno tacitamente l’accordo che M5S e Pd si preparano a stipulare con l’obiettivo di individuare un candidato sindaco condiviso per Napoli. Insomma, Draghi potrà anche avere successo nella “missione impossibile” di salvare l’Italia dalla crisi, ma difficilmente riuscirà a cancellare le contraddizioni di una “politica politicante” che di quelle stesse contraddizioni è figlia naturale ed espressione costante. Se ne dovrà fare una ragione anche De Luca al quale la nomina del nuovo presidente del Consiglio incaricato non ha ancora suggerito moderazione nel linguaggio e astensione da quelle polemiche che per un politico si rivelano spesso clamorosi autogol.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.