È una vitaccia che sinceramente non auguro a nessuno, neanche al peggior nemico. Contrariamente a ciò che si è portati a credere, si tratta di un lavoro usurante come ce ne sono pochi in circolazione. Qui si parla di fatica vera, di sacrifici e sudore, insomma di un’attività talmente snervante che dopo qualche anno può consumare e logorare anche i caratteri e i fisici più temprati e palestrati. Altro che camionista, rider notturno, cameriere e metalmeccanico o carpentiere e cantoniere.

Parliamo ovviamente del duro lavoro che ogni giorno affrontano con encomiabile abnegazione i leader di mezzo della politica italiana: da Carlo Calenda a Riccardo Magi, da Matteo Hallissey ad Angelo Bonelli, passando pure da Matteo Renzi e per finire ad Antonio Tajani. Sono loro i leader di mezzo. Una specie unica quanto maledettamente indispensabile sia per il gioco democratico, che per la concorrenza, rappresentata invece dai quei leader che sono approdati per merito, o per fortuna, nel paradiso dell’audience. Qualunque cosa dicano pensino, dicano o facciano finiscono sempre in prima pagina.

La specie unica che sgomita nell’audience

I leader di mezzo, invece, sono temporaneamente costretti a sgomitare per farsi largo nel limbo dell’audience, obbligati a trovare quotidianamente l’occasione giusta, il trending topic da prendere al volo e l’hype da guidare pur di farsi strada nella conquista delle polarizzazioni digitali, senza le quali del resto non si ottiene neanche il servizio del telegiornale della sera e l’apertura sul giornale della mattina dopo. È la conquista dell’audience, in special modo quello delle piattaforme social, la condizione sempre più necessaria per portare i cittadini alle urne e far crescere il proprio consenso e quello del partito. Insomma, come detto, è una vitaccia, fatta più di frustrazioni che successi immediati. Una volta bastava prendersi un Tapiro da Staffelli, invece oggi servono milioni di visualizzazioni e centinaia di migliaia di interazioni.

Dall’Albania alle spiagge: le scelte strategiche

Nella politica italiana, come detto, ne abbiamo diversi di leader di mezzo, politici di lungo corso o di primo pelo che hanno avuto l’intuizione e la bravura di aver creato e messo in sicurezza una propria nicchia di popolarità e di credibilità: uno spazio di sopravvivenza abitato da un melting-pot fatto di militanti, follower, simpatizzanti, dirigenti, eletti e amministratori, capibastone o semplici appassionati che sono poi zoccolo duro dal quale partire per tentare la scalata all’olimpo dell’audience e del consenso elettorale. In questo lavorio incessante e senza soluzione di continuità si possono leggere tante delle scelte di strategia comunicativa fatte in questi mesi dai leader di mezzo: si pensi, per citare alcuni episodi, all’incursione dello scorso giugno di Riccardo Magi, segretario nazionale di +Europa, durante la visita di Giorgia Meloni in Albania al cantiere del centro accoglienza dei migranti voluto dal governo, oppure alle incursioni sulle spiagge italiane del segretario dei Radicali, Matteo Hallissey.

I due sassi

Ma, in questo, elenco possono rientrare anche le sortite sullo Ius Scholae di Antonio Tajani, leader di Forza Italia e, parimenti, i continui riposizionamenti da sinistra al centro e viceversa di Matteo Renzi con Italia Viva. Altrettanto, ci sono le puntuali sortite di Carlo Calenda, segretario di Azione, in special modo contro le dichiarazioni di Matteo Salvini o, per completare la rassegna dei leader di mezzo, ci sono i due sassi del fiume Adige che Angelo Bonelli, di Alleanza Verdi Sinistra, ha tirato fuori durante un suo intervento alla Camera dei Deputati per denunciare i problemi della siccità nel nord Italia.

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Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).