Se nelle intenzioni di voto resta più o meno tutto invariato è dai pronostici e dalle preferenze degli italiani sul prossimo Presidente del Consiglio che arrivano le notizie del sondaggio SWG per il Tg di La7. L’ultimo sondaggio sulle elezioni politiche in programma il prossimo 25 settembre. Resta Draghi insomma sulla scena, tanto invocato in un’agenda che il centrosinistra continua a citare senza riuscire a convergere.

La notizia del giorno infatti non è una notizia: nulla di fatto nel cosiddetto campo progressista. Il segretario del Partito Democratico Enrico Letta e Carlo Calenda leader di Azione dovrebbero incontrarsi domani. E sciogliere finalmente la riserva, riannodare o tagliare i fili, sciogliere i nodi che tengono in bilico un intero schieramento in fibrillazione tra frecciatine e veti incrociati. Siamo all’aut aut, dentro o fuori. Il centrodestra, trainato a forza dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, intanto è uno schiacciasassi nei sondaggi. Non ci sarebbe partita, se si dovesse votare secondo praticamente tutte le indagini. E infatti Fdi resta primo partito, al 24,2%, anche se con un callo dello 0,8% rispetto alla rilevazione SWG di una settimana fa. Segue a ruota, in un testa a testa in corso da mesi, il Pd di Letta al 23,7%, in crescita di mezzo punto percentuale.

Continuano a calare invece la Lega, 12%, e Movimento 5 Stelle 10%. Cresce di quasi mezzo punto Forza Italia, al 7,5%, e di quasi un punto Azione +Europa. Verdi e Sinistra Italiana crescono anche loro di mezzo punto: sono al 4,1%. Italexit di Paragone è al 3,2%. Sotto la soglia di sbarramento, al 2,8%, Italia Viva dell’ex premier Matteo Renzi. Il nuovo progetto del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, Insieme per il Futuro, nato dalla secessione dal M5s, è all’1,7%. Proprio oggi Di Maio ha annunciato la corsa in Impegno Civico in ticket con il Centro Democratico di Bruno Tabacci. Dalla presentazione appelli a: l’unità del centro riformista, all’Europa, all’agenda Draghi. Noi con l’Italia stabile all’1%, appena il 3% da Altre Liste. Non si esprime il 40% degli intervistati, in linea con gli altri sondaggi e con le percentuali altissime di astensionismo delle ultime tornate elettorali.

Il 40% degli italiani ritiene che a vincere le elezioni sarà il centrodestra, il 15% che sarà “la coalizione guidata dal Pd”, il 6% “altri”, per il 9% “nessuno”, “non saprei” al 30%. E in effetti dal sondaggio il centrodestra sfiorerebbe il 45% in questo momento. Il 72% degli elettori di questa parte ritiene che a guidare il governo dovrebbe essere il leader del partito che prenderà più voti, per il 16% dovrebbe essere una personalità votata dai parlamentari eletti nelle file del centrodestra, il 12% “non saprei”. Le preferenze sono al 51% per Meloni, 18% Salvini, un sorprendete Draghi al 14%, Tajani al 6%, il resto non saprebbe o “nessuno di questi”. Non pervenuto Silvio Berlusconi.

Il nome di Draghi torna anche nel quesito sui leader papabili a Palazzo Chigi: “Indichi per ciascuno se lo ritiene adeguato o inadeguato”. La percentuale più alta alla voce “adeguato” la prende proprio il premier dimissionario: 58%. Segue Meloni al 33%, Letta 31%, Conte 31%, Calenda 24%, Salvini 24%, Tajani 23%. A incassare la percentuale più alta alla voce “inadeguato” è l’ex vice premier Salvini: 66%. Segue l’ex premier Conte al 58, Meloni e Tajani al 55, Calenda 54, Letta 53, Draghi 31. Il più adeguato e il meno inadeguato. Per quanto avrebbe chiarito di non vedere la politica nel suo futuro Draghi continua a essere tirato per la giacchetta da politica e anche dai sondaggi a questo punto.

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